testo di Tim Crouch
regia Fabrizio Arcuri
con Matteo Angius e Fabrizio Arcuri
traduzione Pieraldo Girotto
produzione Accademia degli artefatti 2013
in collaborazione con Short Theatre 11
16 settembre 2016, La Pelanda, Roma
Una scena di ricca vegetazione decorata da coccarde, coriandoli e stelle filanti, con un tavolo imbandito pieno di bicchieri e cappellini da festa, luci ed ali da fatina, maschere, il tutto sgargiante di colori pop è quello che visivamente accoglie l’occhio dello spettatore al varcare della soglia della sala uno de La Pelanda, dopo aver acquistato il biglietto per I, Peaseblossom, con regia firmata da Fabrizio Arcuri – dal 2006 direttore artistico di Short Theatre. Si riesce appena a delineare una figura prona immersa nel caos scenografico – reso rarefatto e magico dal continuo sputare nebbiolina delle macchine del fumo –, un probabile superstite della maestosa festa di cui si intravede la baldoria.
Matteo Angius si alza a fatica, stordito, e cerca subito un contatto diretto col pubblico, che sembra quasi essere un’entità magica anch’esso al quale l’ancora addormentato tenta di raccontare cosa sia successo la notte prima e quali sono state le cause che hanno portato ad una simile festa – di cui ancora probabilmente riecheggia il frastuono nelle orecchie. Il personaggio, buffo e un po’ sgraziato, si presenta come Fiordipisello, uno dei folletti alla coorte del re e della regina delle fate Oberon e Titania – Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare – e fin da subito sembra ancora sospeso fra la realtà e il sogno burrascoso della notte precedente. Imbranato, inciampa in un racconto che lo coinvolge sia come attore che come spettatore, nel quale riporta alcuni fondamentali passaggi del Sogno aggiungendovi il resoconto di alcuni dei sogni vividi da lui vissuti. Questo raccontare è precipitoso e ricco, pertanto viene il dubbio se realmente questi fatti siano accaduti o se la sua immaginazione sia così forte da essere palpabile. Di certo non si può scordare che come folletto è dotato di qualche potere magico e che qualche bizzarra avventura potrebbe averla affrontata realmente. Il pubblico ascolta con attenzione e risponde ai racconti, partecipandovi anche direttamente come personaggio – Angius si avvale di qualche maschera che, col nome sopra, consegna e affida ad uno spettatore scelto, che da quel momento “interpreta” il ruolo, timidezza permettendo. Questo dialogo diretto col pubblico crea un rapporto che libera da tensione, disintegrando completamente la quarta parete: la capacità di tenere su di sé l’ascolto quasi completo dei presenti in sala è una delle doti da riconoscere ad Angius, oltre alla velocità nelle risposte date dagli input del pubblico, ovviamente improvvisate, ma quasi sempre taglienti e divertenti, mai fuori dallo schema del personaggio.
La regia è estremamente semplice, si comprende che molto è lasciato al lavoro dell’attore anche se la mano registica di Arcuri è sempre presente, addirittura prende parte alla messa in scena, esortando Angius o ricordandogli alcuni appuntamenti fondamentali, oppure tenendogli il microfono per far sentire l’unica vera battuta mai scritta da Shakespeare per il personaggio di Fiordipisello: << Sono pronto!>>.
Probabilmente è dall’entusiasmo di questa battuta che Tim Crouch – autore del testo e di altri quattro nei quali dà la parola ad altrettanti personaggi shakespeariani, come a consegnargli un punto di vista ulteriore sulle vicende – ha partorito l’idea di questa drammaturgia, ben scritta e dalla struttura aperta ad eventuali aggiunte dell’attore, che può indubbiamente interpretare in più modalità ciascun aspetto del testo. I, Peaseblossom è una prova attoriale ben sostenuta e ben orchestrata, che mantiene sempre quella firma tipica di Arcuri un po’ artefatta e onirica, molto focalizzata sull’effetto visivo, ma che non tralascia gli altri equilibri della scena. Lo spettacolo – prodotto nel 2013 dall’Accademia degli Artefatti – è una prova convincente e ben rodata.