regia Fabrizio Arcuri
di Manfred Karge
titolo originale Jacke wie Hose
traduzione Sabrina Venezia
con Angela Malfitano
set video Lorenzo Letizia
produzione Tra un atto e l’altro e Accademia degli artefatti
Sabato 9 settembre 2017, la Pelanda , Roma
“La maggior parte dell’avventura è vita passata”. Con queste parole Ella Gericke, interpretata da Angela Malfitano, accoglie il pubblico nel suo salotto spoglio, arredato con un divano e poco altro, al centro della sala nuda vi è uno schermo, sul quale verranno poi proiettati i ricordi e i pensieri di Ella.
Jacke wie Hose (giacca come pantaloni) è il testo più famoso di Manfred Karge, ispirato a una storia ambientata durante la Germania nazista del 1929.
Ella è una donna rimasta vedova troppo presto, in un paese che ha fretta di dichiarare guerra al mondo, che, per sopravvivere in questa società che sembra impazzita, decide di sostituirsi al defunto marito prendendone l’aspetto e simulando la sua stessa morte.
Una trasformazione dettata dalla necessità di resistere, una scelta coraggiosa che lascerà per sempre un segno indelebile nella vita della protagonista.
Il monologo suddiviso in 26 brevi quadri ci trasporta gradualmente dentro il mondo di Ella, che lei stessa racconta come una fiaba a volte con ironia altre volte con cinismo.
Grazie ad una regia molto scorrevole e ben definita, partecipiamo ai costanti cambi d’abito della protagonista, che si aveste e sveste letteralmente di tutti i ruoli che è costretta a interpretare.
L’interazione con gli oggetti di scena e con l’ambiente rende lo spettacolo particolarmente vivo e dinamico, come l’utilizzo di nastro adesivo per segnare a terra i confini di una stanza.
Lo schermo video si rivelerà essere uno strumento fondamentale, una sorta d’inconscio visivo in cui la protagonista rivive assieme al pubblico le sue paure, incertezze e inaspettati momenti di felicità.
Le tinte delle luci di scena hanno donato quel tocco poetico ed emozionante che ha aiutato a creare un’atmosfera intima e surreale.
L’interpretazione di Angela Malfitano è attenta e precisa, riesce a trasmettere sia la forza che la fragilità della protagonista, con qualche défaillance.
Il pubblico si è lasciato incantare gradualmente, accogliendo lo spettacolo con un iniziale distacco, per poi via via lascarsi catturare e trasportare all’interno della sua coinvolgente narrazione.
Trasporto culminato in un caloroso e sentito applauso finale, pienamente meritato.
Max Gericke è un lavoro che nasce dalla collaborazione tra l’Accademia degli artefatti e Tra un atto e l’altro, un lavoro che ha saputo trarre il meglio di entrambe le produzioni, trovando la giusta fusione fra forza narrativa ed espressione.
Lo spettacolo dimostra una profonda maturità artistica in procinto di crescere e di migliorarsi ancora, che riesce nell’intento di trasmettere un’opera dove lo spettatore si sente pienamente coinvolto.