regia Luigi De Angelis
con Marco Cavalcoli
drammaturgia Chiara Lagani
ideazione Luigi De Angelis Chiara Lagani
produzione E / Fanny & Alexander
15 settembre, La Pelanda, Roma
A cinque anni dal debutto, torna in scena all’interno dello Short Theatre Discorso Grigio della compagnia Fanny & Alexander, spettacolo facente parte di un progetto più ampio sui discorsi pubblici. Sei tematiche diverse che indagano l’oralità «un lavoro sulla forma discorso, il rapporto tra singolo e comunità, tra individuo e gruppo sociale».
regia Luigi De Angelis
con Marco Cavalcoli
drammaturgia Chiara Lagani
ideazione Luigi De Angelis Chiara Lagani
produzione E / Fanny & Alexander
15 settembre, La Pelanda, Roma
A cinque anni dal debutto, torna in scena all’interno dello Short Theatre Discorso Grigio della compagnia Fanny & Alexander, spettacolo facente parte di un progetto più ampio sui discorsi pubblici. Sei tematiche diverse che indagano l’oralità «un lavoro sulla forma discorso, il rapporto tra singolo e comunità, tra individuo e gruppo sociale».
«Tra pochi minuti il presidente parlerà alla nazione» dice una voce femminile asettica silenziando il brusio del pubblico in attesa. Marco Cavalcoli è il presidente, è il corpo che si presta con un’incredibile maestria a dare voce alle tante voci di politici del passato e del presente.
Entra in scena in giacca e cravatta con un microfono e un paio di grandi cuffie da tiratore.
Fin da subito c’è qualcosa che non va, il presidente prima di parlare tentenna, gesticola, ammicca, come in una preparazione senza fine. Finalmente parla e le sue parole- in cui inizialmente è riconoscibile la voce di Berlusconi-sono quelle che cercano il consenso, dannatamente irritanti e retoriche, quelle che normalmente non tolleriamo in tv ma a cui siamo nostro malgrado abituati come a un sottofondo narcotizzante.
In Discorso Grigio la retorica è sottoposta a vivisezione e questa operazione in senso letterale, come in sala operatoria , porta al ritrovamento del cuore del discorso politico. Gesti, parole e atteggiamenti , attraverso l’eterodirezione -Cavalcoli riceve dei comandi misteriosi tramite le cuffie, che riguardano probabilmente sia i movimenti sia che ciò che deve dire-sono smontati e riassemblati dando forma ad un caos che smaschera ogni intenzione ipocrita del politico di rassicurare e convincere.
Parole interrotte improvvisamente da pernacchie, calci, ripetizioni ossessive. Marco Cavalcoli è un burattino in preda a mille voci e altrettanti impulsi, suda e si dimena; infatti la parobola di questo suo discorso sempre più schizzato e incomprensibile si conclude con la trasformazione in grande pupazzo. Dapprima l’attore indossa dei guanti bianchi che ridicolizzano i gesti reiterati e ricordano un cartone animato, poi questi vengono sostituiti da due inquietanti ed enormi mani da pupazzo, infine anche la testa viene coperta da una smisurata maschera dal volto noto: Berlusconi.
Una volta arrivato alla trasformazione completa e poco rassicurante di pupazzo, il politico perde la testa letteralmente. Arrivato allo sfinimento la depone. Cavalcoli si mostra sconvolto, le cuffie non funzionano più, i comandi non arrivano e ogni tentativo di parola è inutile.