Con il solito occhio attento alle produzioni più sconosciute e affascinanti, il Nuovo Cinema Aquila propone per due settimane Sinestesia di Erik Bernasconi. Interessante opera prima tutta “svizzera” passata in sordina nel nostro paese.
Sinestesia, di Erik Bernasconi, Svizzera 2010, 91′
Sceneggiatura: Erik Bernasconi
Montaggio: Claudio Cormio
Fotografia: Pietro Zuerecher
Musiche: Zeno Gabaglio, Christian Gilardi
Produzione: Villi Hermann, Imagofilm Lugano e RSI
Interpreti: Alessio Boni (Alan), Giorgia Wurth (Françoise), Melanie Winiger (Michela), Leonardo Nigro (Igor), Teco Celio (Padre di Francoise), Bindu De Stoppani (Maide), Roberta Fossile (Cathrine), Igor Horvat (Martin), Federico Caprara (Uomo strano), Eva Allenbach (Segretaria), Massimiliano Zampetti (Infermiere), Daniele Bernardi (Fisioterapista), Alessandro Otupacca (Proprietario ristorante)
Un tronco in caduta libera da una collina travolge una motocicletta. Un uomo paralitico rimane 72 ore su una montagna prima di essere soccorso. Due storie apparse sui trafili di giornale che nella mente di Erik Bernasconi si intrecciano per dare vita alla sceneggiatura di Sinestesia. Esordiente svizzero con alle spalle una carriera di docente in lettere, Bernasconi, con la collaborazione della Imagofilm, firma un film girato interamente nella zona italiana del Canton Ticino. Successo in casa e sconosciuto fuori dai confini svizzeri, Sinestesia segue lo stesso tragico destino distributivo di tante altre opere, nonostante i premi vinti in vari festival europei.
Alan è sulla sedia a rotelle a causa di un incidente che lo vede coinvolto in prima persona insieme alla sua giovane amante Michela. Sua moglie Françoise deve partire per un viaggio a Ginevra e Igor, amico di famiglia, decide con Alan di fare un gita in baita come ai vecchi tempi. Se la sinestesia è un processo psico-cognitivo in cui ogni stimolo porta alla reazione di due sensi diversi fra loro, ad un livello più astratto queste quattro singole storie provocano in ognuno dei protagonisti echi capaci in qualche modo di sconvolgere la loro vita: di bene in meglio e poi di meglio in peggio così come ci prospetta quella buona tradizione tragica che Bernasconi sembra conoscere bene. Una padronanza della scrittura non banale – consideriamo che questa è la sua opera prima – permette di dar vita a un’ottima caratterizzazione dei quattro protagonisti. Là dove il budget non permette troppa libertà, l’abilità di Bernasconi sta nel saper intrecciare tra loro le quattro vite dei protagonisti in due archi temporali ben precisi. Ogni personaggio non è solo una pedina all’interno degli eventi ma ne rappresenta il cuore stesso della vicenda. La lezione di Kieślowski sembra dare i suoi frutti in un film che rimette la crudele normalità della vita al centro della narrazione, tenuta insieme solo dal labile filo del caso e dei suoi capricci.
C’è tanta carne a fuoco in Sinestesia, che ci si concentri sulla storia di Alan e della sua paralisi riportata sullo schermo da un convincente Alessio Boni o che si tratti degli strani eventi paranormali che coinvolgono la giovane Giorgia Wurth. Non sempre però la regia riesce a dare giustizia a tutto ciò che vorrebbe raccontare, complici i diversi stili che contraddistinguono ogni singolo episodio e che trasformano il film ora in un thriller, ora in una commedia sentimentale. Le troppe suggestioni sfuggono dalla mano ancora acerba di Bernasconi, ma non priva di un certo potenziale. Eppure dietro il modesto budget e i difetti – per cui c’è ancora tempo di correggersi – si scruta un gusto per le semplici storie degli uomini e la capacità, arcaica forse, ma mai fuori moda, di trovare nella loro incompiutezza reale un senso appagante, toccante che si può trovare solo nelle sale di un cinema. Una prima prova convincente nel suo dipanarsi e che alimenta una sincera curiosità per le prossime opere del regista svizzero.