Lo spazio espositivo in Via Appia 414 A ospita Silvia Pelissero (aka Agnes-Cecile), creatrice di Arte, Sogni e Colore. Artista giovanissima, classe 1991, e forse proprio per questo, leggera produttrice di un’ arte degna di essere definita tale.
Artista: Silvia Pelissero (aka Agnes-Cecile)
Titolo: Solo exhibition
Luogo: Spazio espositivo privato, Via Appia 414A
fino al 7 aprile: visitabile il martedì, giovedì e sabato dalle 16.00 alle 20.00
In foto: Agnes-Cecile, Unicorn girl, watercolor, charcoal and pen on watercolor paper, 2013, 45×60 cm
Quando si arriva nel giardinetto, che è l’anticamera dello spazio espositivo, sulla sinistra si presenta un quadro; sul muro, un biglietto da visita molto azzeccato per ciò che si andrà a osservare.
C’è odore di colori acrilici nella sala a volte, c’è musica, colonna sonora dei passi attraverso le opere e ci sono persone impegnate a disegnare sui banchi al centro dello spazio espositivo. Si entra in un mondo, anzi sembra quasi si entri in un quadro. Esce fuori dal bianco Silvia Pelissero, fuori dal supporto su cui interviene.
Compaiono e si definiscono le sue visioni, come quando al mattino si cerca di ricordare, ricostruire e focalizzare il proprio sogno. E poi…stupore e emozione, perché gli occhi difficilmente si staccano dalle linee dei suoi colori. Li utilizza in tutte le loro forme: acquerelli, acrilici, vernici, cera di candela, fumo, carboncino, penna, olio, inchiostro, pastelli. Persino sotto forma di fili di ferro.
L’opera Unicorn Girl è eccezionale. Dall’unicorno piantato sulla fronte di una ragazza cola del colore, come fosse sangue, come se un’idea fosse una ferita nel cervello e potesse riuscire ad impadronirsi di noi se solo la facessimo uscire con forza.
Nella parete in fondo i quadri emergono dalla cornice, o forse è il muro che entra nei quadri. Non c’è limite e questo è il vero fascino.
Sono sogni e non conoscono profondità definita: non v’è un suolo dove battere a terra ma c’è qualcosa di nascosto che solo l’artista potrebbe svelare. Resta indubbiamente intrigante, e pericoloso se vogliamo, addentrarsi da soli in quei quadri, per cercare, per trovarsi. «This Thing called art is really dangerous». Ci sono occhi che ti guardano in quelle immagini.
Provare per credere. Anche perché nei giorni di apertura della mostra è possibile partecipare e/o assistere ai workshop di pittura, con materiali che si trovano sul posto o che potete portare.
2 commenti
che bello questo post, è una descrizione perfetta dello scorso mese, ho quasi un po’ di nostalgia. 🙂 grazie.
Ciao Silvia!
Ancora complimenti e grazie a te per la “doccia emozionale”! 🙂
A presto
Andrea