VANITY FAIR’S SNOW WHITE
Collettivo Pirate Jenny
Vanity Fair’s Snow White
concept and performance Sara Castellani, Elisa Ferrari, Davide Manico
testi Davide Manico
tecnico regia Marco Masello
scenografia Carola Talsma, Federica Della Bona, Accademia NABA
Progetto finalista al Premio Equilibrio (Roma) e al Premio Prospettiva Danza (Padova) Progetto vincitore del bando UP_NEA 2012
19 e 20 giugno 2012, ore 21 – Teatro Argot, Roma
Al numero 27 di un’abitazione trasteverina si nasconde quel piccolo gioiello che è il Teatro Argot, che accoglie dapprima nel cortiletto interno e successivamente nella sala vera e propria gli spettatori della serata, in cerca di un po’ di fresco in questo primo caldo estivo romano.
All’interno della IV edizione della rassegna di drammaturgia contemporanea Argot Off, lo spettacolo Vanity Fair’s Snow White dei tre giovani artisti Sara Castellani, Elisa Ferrari e Davide Manico è il racconto sfaccettato, a tratti cinico, a tratti ironico, a tratti reale, della fiaba classica di Biancaneve e i sette nani, riportata come fosse il fotoreportage della rivista settimanale Vanity Fair.
Il ritmo dello spettacolo è stato creato giocando su equilibrio e disequilibrio di frammenti chiave come la famigerata mela, la teca di cristallo, lo specchio magico, il principe azzurro in una versione poliglotta, mischiati a frammenti di figure, immagini, evocazioni di pose di servizi fotografici che richiamano inevitabilmente ed inesorabilmente alla nostra società basata sulla bellezza estetica.
La scelta coreografica dei colori dominanti bianco e nero è ampliamente giustificata dalla presenza di elementi come il gioco, i ruoli dei personaggi, le cantilene delle conte, il coinvolgimento del pubblico, i testi ben costruiti, le sovrapposizioni a canone delle voci e l’utilizzo di registri e di intensità sonore diverse.
L’accostamento fiaba-magazine colloca la performance da qualche parte tra il teatro – i giovani interpreti ed ideatori hanno una formazione anche teatrale – e la danza contemporanea; tra caricature facciali e mimica del corpo; tra il workfloor e l’astrazione del gesto; tra movimento codificato e non.
Si riconoscono principalmente tre sequenze di movimento che i tre danzatori velocizzano, rallentano, dilatano, gonfiano, reiterano, incastrano tra loro e si va da una gamma di movimenti “vuoti” a movimenti “pieni”, sentiti davvero, dal profondo, questi ultimi privilegiati nell’entrata nella dimensione intima grazie al buio degli occhi chiusi. Le diverse qualità di movimento di Sara, Elisa e Davide sono ben assortite a livello di energie e sono il preludio di un buon percorso.
Interessante la differente percezione che suscita mantenere la stessa coreografia e modificare invece la musica, ora tecno ora composta da suoni minimali; come la danza, la stessa fiaba raccontata da voci diverse, risulta molto diversa.