liberamente tratto da Ieri di Agota Kristof regia Claudio Autelli drammaturgia Raffaele Rezzonico e Claudio Autelli con Alice Conti e Francesco Villano assistente alla regia Piera Mungiguerra e Andrea Sangalli voce registrata Paola Tintinelli scene e costumi Maria Paola Di Francesco disegno luci Simone De Angelis suono Fabio Cinicola responsabile tecnico Giuliano Bottacin coproduzione CRT Milano e LAB121 Teatri di Vetro Festival 4 novembre 2015, Teatro Vascello
LAB121 è uno degli ospiti inseriti all’interno della programmazione di questa nona edizione di Teatri di Vetro. Con L’insonne questa realtà milanese nata nel 2010 ha portato al teatro Vascello un clima malinconico di ricordi sfumati, delineati dai contorni consumati di diapositive antiche.
Liberamente tratto da Ieri della scrittrice ungherese Agota Kristof, l’adattamento a quattro mani di Raffaele Rezzonico e Claudio Autelli – che è anche il regista del lavoro – è capace di conservare totalmente il respiro dell’atmosfera della scrittura introspettiva novecentesca: la rielaborazione del testo è coinvolgente e crea un dialogo intimo, equilibrato e sapiente fra i personaggi e la loro creatrice. Questo continuo scambio è reso maggiormente dalla regia sensibile e precisa di Autelli: riesce a raccontarci la mente dell’autrice stessa e come essa possa funzionare utilizzando sapientemente le scene di Maria Paola Di Francesco, che constano sostanzialmente di una stanza dai pochi e poveri mobili racchiusi da una “scatola” cubica dalle pareti velate, capaci di catturare le ombre proiettate dal disegno luci di Simone De Angelis. Le figure su cui il controluce ha impatto sono l’evocazione dei ricordi, proiezioni della memoria stessa e di come la mente imprima queste sfumature che caratterizzano le scelte e i desideri; una serie di ombre cinesi si susseguono storpiando immagini, richiamando personaggi della storia e gli ambienti delle loro azioni, raccontandone la vita. Una lente d’ingrandimento permette l’esposizione sfocata di qualche diapositiva, in un continuo sbilanciarsi a causa delle memorie, una perdita dell’equilibrio, un rimettersi in piedi trovandosi in una totale atmosfera d’attesa. La scenografia è cerebrale perché come tema ha quello di rappresentare al meglio il funzionamento delle sinapsi che mettono in moto il fattore ricordo.
In questa complessa ma efficacie “lanterna cinese” i due attori, Alice Conti e Francesco Villano, abili nel creare un turbinio di pensieri, coinvolgenti e naturali nella loro recitazione, ci trasportano all’interno di una storia d’amore e appartenenza, dove l’enfasi sull’idealizzazione ci porta a considerare la morbosità e la pericolosità di un’azione tanto semplice quale il desiderare. E così i ricordi si storpiano, creano degli incubi e delle false verità, ingigantiscono le percezioni e portano ad azioni sconsiderate, seppur dettate dalla nobiltà del sentimento amoroso. Sono spettri che vegliano la notte insonne di chiunque sia irrequieto, che raccontano almeno una delle notti insonni di ciascun essere umano attanagliato da se stesso e dalla propria umanità sognante, destinata spesso ad infrangersi in mille pezzi contro la determinata volontà di chi suscita quei desideri.
L’insonne, spettacolo uscito vincitore dall’edizione del 2015 di InBox, racconta in modo a volte delicato, a volte prorompente, il mondo interiore di una scrittrice, quello dei suoi personaggi, parlandoci attraverso processi di creazione di immagini che risultano immediatamente comprensibili perché condivisibili. Uno spettacolo da vedere assolutamente e a cui ritornare.