regia e coreografie Valeria Loprieno di e con Valeria Loprieno, Giovanna Rovedo, Lucrezia Micheli Video e suono Giacomo Citro produzione Cie Twain/Nuovi Autori con il Sostegno del MiBACT-Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, OFFicinaTwaIN14/16_Regione Lazio in residenza presso Sala Bausch – Centro Arte e Cultura, Città di Ladispoli La scatola dell’arte, Roma 15 Novembre 2015, Carrozzerrie N.O.T., Teatri di Vetro 9, Roma
Uno sguardo rivolto dritto agli spettatori, quello delle tre danzatrici di Da Consumarsi preferibilmente entro, spettacolo presentato alle Carrozzerie N.O.T. a conclusione della rassegna Teatri di Vetro 9. Posizionate frontalmente, immobili al principio, Valeria Loprieno – che firma la regia e le coreografie dello spettacolo –, Giovanna Rovedo, e Lucrezia Micheli comunicano una tensione interna rispetto al loro essere-in-scena, che sin dal titolo ha una nota di amarezza mista a ironia. La poetica della coreografia, infatti, risiede nella riflessione attorno alla transitorietà delle cose, in primis della danza stessa, intesa quale pratica dell’effimero, scelta di vita, “mestiere difficile”.
In una società in cui le relazioni sentimentali, le tappe esistenziali e le questioni più intime sono marchiate da una data di scadenza allo stesso modo dei beni materiali e di consumo, si è sempre più ossessionati dall’essere “migliori prima di…” e mai autentici nel qui e ora della nostra esistenza. Nell’essere condizionati da una restrizione utilizzata come slogan – “under 18”, “max 30 anni”, “entro i 40”, sono ormai diventati motivi ricorrenti di qualsivoglia pratica comune –, ci si dimentica che l’individuo non è assimilabile a un prodotto.
Un prodotto non sa, né può, danzare, ed è la poesia del movimento che diviene centrale in Consumarsi Preferibilmente entro, lasciando il corpo libero di riappropriarsi della sua specificità e solidità. In risalto sono poste le peculiarità di ciascuna delle tre danzatrici; le fisicità e le proporzioni differenti, la capacità di ognuna di interpretare i comandi che scorrono proiettati alle loro spalle, in una pioggia di parole che si tramuta immediatamente in danza. La coreografia a tratti è d’insieme, a tratti è composta a sua volta da tre coreografie simultanee. Per ogni danzatrice Loprieno elabora una partitura ad hoc, facendo coesistere individualità e coralità della composizione. Tra movimenti articolati ed eseguiti con precisione, contatto con il suolo, dynamis che interessa tutte le parti del corpo, la ricerca della qualità del gesto è incentrata sull’armonia e sulla fluidità.
La proiezione del testo integrato alla rappresentazione scenica, prevede una sequenza, quella finale, dove una voce off asettica enumera le età di scadenza indicate per qualsiasi cosa, dai bandi al sesso, dall’adolescenza alla menopausa, passando per il matrimonio e il procreare. Qui la danza si interrompe, lasciando spazio alla riproduzione in chiave mimica dell’elenco che scorre inesorabile, al termine del quale resta ignoto il “best before” della morte. E quale triste coincidenza, dopo il buio in sala appare una diapositiva che commemora i fatti del 14 Novembre a Parigi. Come se la danza, solitamente ritenuta una pratica astratta ed effimera, non si sottraesse all’attualità, ad una ragione etica, ma vi partecipasse alla pari delle altre arti, e con queste, resistesse al consumarsi del prodotto, della vita.