1 – Roberto Castello e Andrea Cosentino, uno dei coreografi più rilevanti della scena contemporanea italiana e uno dei più interessanti attori della scena teatrale, condivideranno il palco del Teatro Vascello all’interno della nona edizione del Festival Teatri di Vetro. Ci potete raccontare di come è avvenuto il vostro incontro e qual è stato il motivo che vi ha portato a collaborare insieme pur venendo da campi artistici differenti?
Roberto Castello: L’anno scorso ho invitato Andrea a SPAM! (la residenza della mia compagnia a Porcari in provincia di Lucca) con “Not here not now”. Una delle battute dello spettacolo diceva che un giorno avrebbe voluto fare uno spettacolo sull’economia. Finito lo spettacolo gli ho chiesto se scherzava o parlava sul serio perché erano molti anni che coltivavo la stessa idea ma non avevo mai trovato il coraggio di realizzarla. Abbiamo deciso di iniziare a incontrarci e vedere cosa succedeva.
Andrea Cosentino: Aggiungerei solo, che lavorare assieme a un artista che stimo, e che percorre strade differenti dalle mie, è lo stimolo adatto per far si che una collaborazione non diventi la replica esponenziale del proprio personale fare artistico. Personalmente invece è proprio lo sbilanciamento dai miei percorsi abituali quello che mi attrae in questo progetto. Sia pure a rischio di cadere.
2 – Lo spettacolo che proponete Trattato di Economia ,lo definite un “coreocabaret confusionale sulla dimensione economica dell’esistenza”. Potete spiegarci da dove nasce il lavoro e qual è stato il processo di creazione?
Roberto: Il lavoro nasce dalla percezione dell’assurdo dell’economia, della crudele assurdità dei suoi effetti nella vita delle persone, del suo essere l’incarnazione di un’ideologia violenta di cui siamo attori involontari e spesso inconsapevoli. Tutto il processo non è consistito in altro che nel tentativo di dare forma teatrale a una materia che non sembrava disponibile a piegarsi docilmente alle esigenze della scena.
Andrea: in un certo senso si tratta di cavalcare una materia vasta e vaga come l’economia, per molti versi incomprensibile, ma che pure ci comprende e ci riguarda tutti. Si tratta di vedere se i punti di vista assolutamente sghembi e inappropriati che siamo in grado di produrre, non possano in qualche modo aiutare a svelare l’assurdità della materia stessa.
3- Roberto Castello in che modo è stato differente lavorare e creare una performance con un attore/autore come Cosentino, rispetto alle creazioni con i danzatori?
Roberto: La differenza sta nel fatto che abbiamo chiacchierato infinitamente di più e ci siamo mossi infinitamente di meno
4- Andrea Cosentino invece per te, abituato ad essere autore, creatore e unico interprete dei tuoi spettacoli, cosa hai trovato di diverso e di stimolante nel lavoro con un coreografo?
Andrea : direi che ho chiacchierato infinitamente di più di quanto non sia abituato a fare nella preparazione dei miei assolo. E mi sono anche mosso più di quanto non sia abituato.
5 – Considerate concluso il processo di creazione con l’evento performativo o avete in mente ulteriori sviluppi? Sono in programma altre collaborazioni?
Roberto: Davvero è un problema che per ora nessuno si è posto. Terminare degnamente il “Trattato di economia” per ora è un compito già abbastanza impegnativo
Andrea: Concordo pedissequamente. Discorso prematuro. Siamo troppo impegnati a districarci in una materia scivolosa ancora oggi a qualche giorno dal debutto.
6 – La campagna di promozione tramite social network di Teatri di Vetro 9 si è basata ironicamente sull’assenza all’interno del Festival di personaggi come star o intellettuali/artisti, magari già morti. È questo un evidente riferimento al passato e all’oggi. Come si rapporta invece la vostra presenza al Festival rispetto al suo titolo – «la comunità che viene» –, che ci sbilancia fortemente verso il futuro? Verso che tipo di possibile o impossibile – seguendo l’hashtag #lacomunitàchenonviene – comunità ci stiamo proiettando?
Roberto: Mi sembra che siamo in un tempo di profondissimi cambiamenti e spero davvero che siano dei buoni cambiamenti, che il genere umano inizi a fare qualche sforzo per essere meno stupido. Cerco di fare la mia minuscola parte nel modo più onesto e generoso. Di più non saprei davvero cosa dire
Andrea: Personalmente lo sforzo che faccio sempre nei miei lavori, e quello che credo sia uno dei sensi profondi del teatro, è la possibilità che ha di creare comunità temporanee , ma vive e complesse. Questo è il mio impegno. Se poi di quanto accade nella sala teatrale qualcosa possa riverberarsi anche sulla comunità più ampia, è solo faccenda che posso auspicarmi.
Dove: Teatro Vascello, via Giacinto Carini 78, Roma
Quando: Sabato 7 Novembre h20:30
Perché: Perché è un’opportunità unica vedere due importanti figure del mondo del teatro dialogare insieme e trattare una materia come quella dell’economia in modo artistico.
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