di Stefano Benni con Dacia d’Acuto regia Stefano Benni e Viviana Dominici scenografia Pietro Perotti costumi Lucrezia Farinella disegnoluci Giuseppe Filipponio suono Fabio Vignaroli assistenza tecnica Daria Grispino foto e grafica Manuela Giusto7 ottobre 2015, Teatro Argot Studio
La stagione del Teatro Argot Studio si apre con un monologo inedito firmato Stefano Benni, Effimera. L’atmosfera intima che regala questo teatro trasteverino rende ogni appuntamento unico nel suo genere: l’opportunità che viene offerta è quella di assistere sempre più in qualità di testimoni che spettatori di una storia di vita. Il testo di Benni non rimane indifferente al potere delle mura di questo luogo e attraverso la voce bambina di Dacia d’Acuto e la sua interpretazione giocosa raggiunge gli astanti, trasformandoli in curiosi confidenti, pronti a sorridere dell’ironia del personaggio.
Effimera ci racconta di una metamorfosi lenta, di un periodo di incubazione molto lungo necessario per la formazione di un’effimera che vivrà un solo giorno e che in quel breve lasso di tempo dovrà passare attraverso tutte le fasi dell’esistenza che scandiscono la vita di ogni essere. Una vita con il tasto fast forward premuto, raccontata in prima persona da una creatura entusiasta di vivere ed impaziente di conoscere quegli avvenimenti di cui ha letto su un manuale durante il trascorrere dei giorni protetta nella pupa. Una riflessione costante, ad alta voce, di quello che l’aspetta, delle aspettative su questa giornata tanto attesa. Con le sue ali colorate, il sorriso curioso e sbarazzino, il caratterino un po’ impertinente, questa giovane creatura che ricorda una fata delle favole riempie con la sua magia e la sua luce il sottobosco, che richiama la grafica di un videogioco, creato dallo scenografo Pietro Perrotti. Il suo soliloquio interpella le altre creature del bosco, di cui si prende cura, che la fanno arrabbiare, da cui dispensa preziosi consigli sull’avvenire e riceve spesso una risposta tuonante dalla creatrice Natura, la quale stizzisce di fronte a tante esuberanza, di cui però si deve essere solo che orgogliosi.
La regia, dello stesso Benni e di Viviana Dominici, aggiunge un pizzico di follia all’errare della fata e al suo giocare con la vita, e ci allieta, ricordandoci che anche nella peggiore delle ipotesi – come quella di una vita della durata di un mozzicone di candela – l’energia e l’entusiasmo possono sempre fare la differenza. Uno spettacolo delicato, da vedere. In scena al Teatro Studio Argot fino al 18 ottobre.