Sterling Ruby: Soft Work

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Il MACRO presenta, dal 22 maggio al 15 settembre 2013, Soft Work, la prima mostra personale a Roma di Sterling Ruby, artista tedesco residente a Los Angeles e riconosciuto negli ultimi anni a livello internazionale, grazie alla sua originalità e l’uso versatile dei materiali.

Artista: Sterling Ruby

Titolo: Soft Work

A cura di: Maria Alicata

Luogo: MACRO (Testaccio), Piazza Orazio Giustiniani 4

Fino al 15 settembre 2013 

Entrare nel padiglione in cui è esposta Soft Work equivale ad entrare nel ventre di un mostro. Non ci sono titoli ma solo una grande istallazione interamente composta di cuscini, la maggior parte dei quali ha una stampa a stelle e strisce. Ci sono cuscini che penzolano dal soffitto come grandi pignatte, cuscini colorati che sembrano serpenti, cuscini ricoperti di corde, cuscini appesi alle pareti.

Al centro troviamo delle grosse sagome che in lontananza sembrano delle grandi imbottiture, ma che poi, una volta vicini, si rivelano salme, corpi morbidi e stilizzati che rappresentano cadaveri. I cuscini appesi alle pareti sono tutti delle bocche dalle labbra rosse e i denti aguzzi, dalle quali gronda sangue: le incontriamo ovunque, costellano ogni angolo dell’ istallazione e variano di colore e numero. Stesso discorso per i cuscini che ricoprono il pavimento: alcuni sono materassi, altri serpenti che sbucano da una fessura nel muro e si aggrovigliano a terra, altri sembrano carcasse di animali non identificati appesi ad una corda, o scorpioni dalle code dentate che si arrampicano in verticale, dopo aver strisciato ai nostri piedi.

Queste opere, sebbene particolari e originali, hanno un significato che appare più chiaro di quanto si pensi: le prime sensazioni legate ai cuscini sono la morbidezza, il calore, la tranquillità e sorge dunque spontaneo domandarsi perché rappresentino serpenti, bocche sanguinanti e denti affilati, cosa vogliano sottolineare questi tessuti innocui trasformati in incubi. Ruby Sterling ha creato un’opera pop, con le sue forme particolari, i colori e la bandiera americana usata come segno distintivo; interessante anche la tecnica, dal momento che si tratta di cucito, passatempo prettamente femminile.

Il concetto fondante di questa esposizione è il focolare domestico, richiamato appunto dai materiali soffici e rassicuranti, ma è anche una critica alla società, in particolar modo quella americana, ripetutamente chiamata in causa dalle stampe. Le grandi bocche dentate rappresentano il consumismo, gli elementi mortiferi che compongono le opere ne sono la diretta conseguenza e non è un caso che tutta l’istallazione sia percorsa da un tetro richiamo alla morte: i serpenti si prestano facilmente a diventare vermi che consumano le salme umane disposte qua e là, tra le quali emerge l’unico corpo che sembra avere un barlume di vita: la sagoma di un uomo appoggiato in un angolo, afflosciato, depresso forse, o semplicemente pronto ad arrendersi perché immerso fino al collo nell’angoscia collettiva. Minare il focolare domestico permette a Sterling di ottenere un forte impatto emotivo di fronte alla composizione, primo perché lo spettatore rimane confuso dalla delicatezza del titolo – Soft Work appunto – ed inoltre perché niente crea più apprensione di una sicurezza trasformata in dubbio, incertezza e paura.

É una contrapposizione di vita e morte, contrasto che sin dall’alba dei tempi scatena paure continuamente tenute a freno dal caldo abbraccio della quotidianità.

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Autore

Redazione

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