Dal Belgio con ardore, simpatia, violenza e verità, gli artisti Pieter Ampe e Guilherme Garrido raccontano una storia tra due amici, allo stesso tempo amanti e rivali, attraverso i loro corpi, la loro esperienza, la loro vita, all’interno di Short Theatre 7, presso la Pelanda (MACRO) alle ore 20,00 di venerdì 14 settembre.
STILL STANDING YOU
Coreografia e danza Pieter Ampe & Guilherme Garrido Drammaturgia Rita Natalio Prodotto da CAMPO Coprodotto da STUK, Leuven (B) & Buda, Kortrijk (B) Residenza artistica Espaço Alkantara Occhio esterno Louise Van Eede14 settembre 2012, Short Theatre 7 – WEST END @ MACRO Testaccio, La Pelanda
Da un’insolita e scomoda posizione uno sull’altro, i due artisti accolgono in sala gli spettatori e, mentre uno si accattiva il pubblico chiacchierando allegramente e frivolamente in un italiano che suscita molta simpatia e ilarità, l’altro accusa pian piano la sofferenza fisica, data dal peso del corpo del partner, sofferenza che aumenta in maniera silenziosa ma gradualmente sempre meno sommessa.
Questa contrapposizione tra gli stati di ciascuno dei due interpreti delinea i personaggi che per tutto l’arco dello spettacolo interagiranno tra loro.
Vestiti al principio da persone normali con pantaloni, cinta, scarpe da ginnastica e t-shirt, i performer, man mano che si muovono sulla scena tra ansimi, grida e grugniti, si denudano, sia fisicamente che metaforicamente, diventando sempre di più vicini all’animale uomo, e quindi al vero uomo comune.
La transizione dall’essere vestiti all’essere nudi rappresenta lo spogliarsi di molto più che dei soli vestiti: è in questa sequenza che, in un susseguirsi di azioni a tratti violente, di saliva, di frustate a pelle nuda, di botte, di carezze, si riassume poeticamente l’essenza della vita.
Il nudo così affrontato perde totalmente la sua accezione sessuale: persino quando giocano con i prepuzi l’uno dell’altro non c’è ombra alcuna di volgarità, tutto è 100% naturale.
I due interpreti si muovono sul labile confine di stati opposti: ora amanti e una frazione di secondo dopo nemici, ora amici, ora estranei. Tutti i rapporti che esplorano e le possibilità di movimento scenico sono caratterizzati dal voler andare oltre, dal voler indagare gli estremi e i limiti. Questa ricerca è molto interessante, poiché rende giustizia non solo alla Verità del gesto, ma anche a quella del sentimento.
Fino all’ultimo viene portato avanti questo rapporto apparentemente conflittuale, fatto sfociare in una caldissima sequenza, pura e meravigliosa: due corpi maschili totalmente nudi, uno bianco pallido e l’altro mediterraneo, che si fondono l’uno con l’altro creando forme geometriche ipnotiche, statue malleabili di pongo.
Corpi che non sembrano più due, bensì uno; corpi che non evocano più quelle due persone dell’inizio, bensì due anime. Anzi una.
Quando si dice che le anime non hanno sesso.