Niente di più appropriato, per accogliere la mostra Città, uomini e dei sulle vie della seta che scegliere un’ambientazione in grado di sprigionare, al solo sguardo, il vigore e il fascino dell’antico. Le Terme di Diocleziano risucchiano il visitatore da un frenetico presente per catapultarlo in un’atmosfera magica, surreale, avvincente.
Il progetto della Biennale Internazionale di Cultura “Vie della Seta” prevede undici esibizioni dedicate ai Paesi del Medio ed Estremo Oriente che, come tasselli di un complesso xiāngqiànhuà, riproducono, in modo realistico e immaginifico al contempo, una dimensione storico-geografica di grande seduzione. Installati su un chimerico dromedario, talmente privo di consistenza da librarsi su un tappeto volante modello “Mille e una notte”, i viaggiatori si aggirano incuriositi in Terra d’Oriente, seguendo una rotta solo apparentemente commerciale. Ognuna delle dodici tappe del percorso – unite da un fil rouge serpeggiante sulla vasta superficie di una mappa introduttiva -, è una sorta di scrigno che svela inaspettati segreti e stralci di un’insolita storia che incrocia Buddhismo, Cristianesimo, Islam: occhi che si risvegliano di fronte alla Regina Zenobia, nella terra di Palmira; luce cupa che asseconda l’atteggiamento meditativo del roccioso monastero di Mar Awgen; riflessi d’acqua che lasciano intravedere maioliche provenienti da Ctesifonte e Taq-e Bostan, libri interattivi che, animati da voci musicali come quelle dei narratori di fiabe per bambini, raccontano aneddoti scuciti dalla trama della vita quotidiana della gente di Merv, Samarcanda, Ghazna, Kucha così come di tanti altri piccoli villaggi.
Nella Valle dello Swat, Buddha rimane silenzioso in attesa di diventare nuovamente leggendario protagonista della Storia, mentre reperti di terracotta in arte gandharica e monili preziosi accompagnano il visitatore a conoscere – si potrebbe dire scientificamente – il vero iniziatore di questo stravolgimento del globo terracqueo: il baco da seta. Il prezioso materiale da esso prodotto ha stravolto la concezione dello spazio eurasiatico e ha messo in subbuglio, tra il II secolo a.C. e il XVI secolo d.C., intere generazioni di mercanti, intraprendenti viaggiatori e commercianti, non si sa se attratti maggiormente dal miraggio di un benessere economico, dal fascino ignoto dell’Oriente o da ansie missionarie. Nella seconda sezione della mostra, che non a caso si apre con il riferimento alla dimensione onirica del viaggio, questo aspetto è messo in risalto ancor più specificamente. Il soffio su una piuma dà inizio all’esplorazione e riapre scenari prodigiosi. Anche in quest’ala della struttura l’interazione è un ingrediente fondamentale di conoscenza per chi si è già messo in marcia.
Alla fissità della Carta del Paesaggio Mongolo – 32 metri di seta dipinta con 211 toponimi traslitterati in varie lingue dell’Asia Centrale – si contrappongono corpi danzanti, ombre cinesi su paraventi, sequenze di lotta di monaci Shaolin nonché filmati di grande pregio, come quelli di Otto Torvik e Carl Persson. Molti sono i tesori raccolti in questa sala, tesori da scoprire in quella penombra che, a tratti, diventa vero e proprio buio, quasi a voler far rilucere in toto il pregio dei cimeli da esso avvolti, come la Bibbia di Marco Polo. Neanche la descrizione più dettagliata potrebbe essere esaustiva. Sono gli stessi oggetti, anche quelli minuscoli, a parlare di sé, del loro background e delle prospettive future di un cammino iniziato secoli orsono. A supportare questa impresa, illustri testimoni come Odorico da Pordenone, Giovanni da Montecorvino, Fra Mauro, Ruy Gonzalez de Clavijo, Lord Curzon, e molti altri che hanno calcato con i loro piedi un’estensione che, oggi, si può appena sfiorare con la mente.
A ORIENTE. CITTA’, UOMINI E DEI SULLA VIA DELLA SETA
Terme di Diocleziano – Roma,
21 ottobre 2011 – 26 febbraio 2012,
promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
Organizzazione e comunicazione Zètema Cultura ed Electa,
Ideazione e cura scientifica IsIAO, Curatori scientifici Francesco D’Arelli e Pierfrancesco Callieri,
Allestimento multimediale Studio Azzurro.