In uno studio televisivo si consuma la tragedia familiare ed esistenziale delle due protagoniste di La Madre, liberamente tratto dal testo teatrale di Albert Camus Il malinteso.
Lo spettacolo si svolge a sipario chiuso. La platea è vuota, gli spettatori sono tutti sul palco, parte anch’essi della rappresentazione. Seduto su sgargianti gradini rossi, il pubblico teatrale interpreta quello televisivo. Assiste ai preparativi, alla diretta, ad imbarazzanti fuori onda.
La madre-assassina, nella rilettura di Paolo Fallai, si trova (tappa ormai quasi obbligata) ospite di un talk show televisivo. La donna (Paola Rinaldi) è a disagio, non vuole parlare, non nutre alcun interesse per le parole. Ha il volto coperto da un paio di occhiali da sole che, una volta sfilati, rivelano uno sguardo stanco, che non ha neppure la forza di essere disperato.
L’intervista si fa interrogatorio. La conduttrice (Vittoria Faro) diventa gradualmente sempre più inquieta; la tv si scopre complice. Le due donne, apparentemente così diverse, hanno in realtà molto in comune. Sono madre e figlia, entrambe coinvolte nell’uccisione fredda e indifferente degli ospiti del loro albergo.
L’odio delle due donne non è mai rivolto alle vittime, è costantemente rivolto alla vita. I delitti annoiati si compiono senza trasporto; le vittime non hanno, per le assassine, né un volto, né un nome ed è impossibile riconoscere, tra queste, i lineamenti cari di un figlio/fratello prima che sia troppo tardi. Il tentativo di emancipazione della figlia non arriva a compiersi e la fuga dall’albergo sperduto in cui è cresciuta termina in una seconda gabbia, quella televisiva, che la incastra definitivamente. La confessione in diretta non dà scampo: non può essere né tagliata né ritrattata.
Tutto è compiuto quando gli schermi televisivi disposti sul palco si spengono, dopo aver proposto instancabilmente dettagli dei volti e dei corpi delle due donne, alla ricerca di pensieri che la parola non sa tradurre. Lo spettacolo procede in maniera lineare verso un finale che è tragico quanto lo erano le premesse. Incentrato sull’intensità della recitazione delle attrici più che su grandi trovate visive, il testo mantiene un carattere intimo che fugge da un’eccessiva spettacolarizzazione e che utilizza solo in parte gli stilemi del linguaggio televisivo che non cerca di scimmiottare.
LA MADRE
Produzione Teatroinaria StanzeLuminose
di Paolo Fallai
liberamente tratto da “Il malinteso” di Albert Camus
con Paola Rinaldi e Vittoria Faro
Scene e costumi di Lorenzo Ciccarelli
Disegno luci di Danilo Facco
regia Alessandro Berdini
Dal 19 al 29 gennaio, ore 21,00 (domenica ore 18,00) – Teatro Vascello – Roma