TdV 7-W.I.P.: Dynamis Teatro, AcrossLightBlack

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Articolo di: Elisabetta Viola

Nella terza giornata del Festival Teatri di Vetro, all’Opificio Telecom Italia si è assistito all’attuazione di un originale progetto: AcrossLightBlack di Dynamis Teatro in cui smartphone, tablet, iphone e connessioni Skype hanno avuto un ruolo centrale.

Artisti: Andrea De Magistis (regia e drammaturgia), Giovanna Vicari (drammaturgia)

Ideazione: Compagnia Dynamis Teatro Indipendente

Dove: Opificio Telecom Italia

Quando: 24 aprile 2013

Con la collaborazione di: Teatro Vascello Roma, Campo Teatrale Milano, Interno 5 e Start Napoli, non-scuola Teatro delle Albe, Ravenna, Teatri di Vetro e Fondazione Romaeuropa, Roma.

Info: www.dynamisteatro.it

www.teatridivetro.it/festival

Across LightBlack è un progetto ideato da Dynamis Teatro in cui emerge il legame tra analogico e digitale attraverso il rapporto tra i performer, i passanti e la connessione Skype che ha tenuto in contatto i performer con il regista.

Si è trattato di una maratona performativa e teatrale che si è svolta simultaneamente nelle città di Milano, Ravenna, Roma e Napoli coinvolgendo 80 studenti liceali. I ragazzi, durante la maratona, avevano il compito di compiere delle indagini ponendo specifiche domande ai passanti e trascrivendo qualsiasi risposta ricevuta sul sistema di messaggeria What’s up. All’interno dell’Opificio Telecom gli spettatori attraverso uno schermo potevano leggere le risposte e assistere alla maratona mediante video e messaggi che gli studenti via via inviavano. Al centro della sala dell’Opificio, una performer correva sul posto con un iphone in mano. Nel corso dell’happening annunciava le indagini che in quel momento venivano svolte e, tramite l’iphone, leggeva le risposte che venivano recapitate. Le indagini sono state essenzialmente tre. Ai passanti è stato chiesto:

– Qual è l’azione ripetitiva che compi ogni giorno;

– Qual è l’oggetto che ti rende felice;

– La tua vita privata è privata di qualcosa?

Le risposte ricevute sono state le più varie e hanno messo in evidenza usi e abitudini, ma anche bisogni e necessità della società italiana. Molta gente ha visto in questa iniziativa, probabilmente anche per la forma anonima con cui le risposte venivano recapitate, un’occasione per aprirsi ed esprimere malesseri e mancanze interiori ed esteriori. L’obiettivo principale di questo progetto è stato quello di rompere la separazione, quella bolla trasparente all’interno di cui ci muoviamo quando siamo tra la gente e che non permette il contatto con l’altro.

Questi ragazzi hanno cercato di rompere la separazione, spesso con esiti positivi. Ne è emerso uno spaccato di società che vive un senso di disagio interiore e che nella vita frenetica di tutti i giorni non trova ascolto. Con questo lavoro si è entrato nell’animo della popolazione italiana, si è scavato nel profondo, riportando alla superficie ciò che nella quotidianità non ha spazio, nemmeno forse nell’ambito familiare/privato.

Verso la conclusione dell’happening la performer in sala, accantonato l’iphone, intensificando la corsa e con lo sguardo fisso, con un tono del tutto spersonalizzato, come se fosse una macchina, ha iniziato a ripetere tutte le risposte più frequenti emerse in queste indagini, come se fino a quel momento fosse stata un contenitore di tutte le ansie, le manie, le preoccupazioni, le tendenze, le fissazioni degli italiani e poi le avesse sputate fuori facendo affiorare un paese ossessionato dal lavoro e da Facebook, fortemente stressato dalle difficoltà economiche, e in cui l’assenza del tempo libero è quella più reclamata; ma anche un paese fortemente legato agli affetti, di cui spesso se ne avverte la mancanza.

All’interno di questo progetto possiamo notare come la tecnologia abbia palesato, all’interno dell’istantaneità che la contraddistingue, un ruolo di intermediazione che solitamente non le compete, nel senso che solitamente viene utilizzata dalle persone per palesare e condividere i propri vissuti personali. Qui il vissuto personale si fa indagine, si allarga a contesto sociale andando oltre il proprio apparato multimediale e puntando, nello stesso istante, a una valutazione della contemporaneità: la tecnologia fa da intermediario e, nello stesso istante, getta un occhio non indiscreto sullo “stato attuale delle cose” tramite una performer che si trasforma in “macchina tecnologica spersonalizzata” emettitrice di dati.

Il progetto traduce perfettamente l’idea di teatro della compagnia Dynamis Teatro: ovvero uno spettacolo che deve farsi evento, in cui non importa che l’azione sia qualcosa di verosimile. Il vero nucleo del progetto della compagnia consiste nel mostrare una forza realmente comunicativa che possa colpire lo spettatore nel suo profondo ‹‹dove non è in gioco solo il suo spirito, ma i suoi sensi e la sua carne››.

 

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Redazione

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