scritto da Nicolò Sordo
mise en espace a cura di Mattia Di Mauro
coreografie di Lia Guseyn-Zade
con Chiara Vitiello, Emilio Marchese, Pasquale Saggiomo, Lia Guseyn-Zade
in collaborazione con Ndn Network e Scuola Elementare del Teatro
15 Settembre, Carrozzerie n.o.t, Roma
Quando si assiste ad un prodotto curato, originale, ben riuscito, germogliato da due realtà vive e attive nel campo teatrale e drammaturgico italiano, non si può non gioire assieme a chi ha impastato e dedicato sudore a questo prodotto, assieme a chi ha dato voce ad un’idea, a chi ha ospitato questo piccolo germoglio. Ed è così che, grazie alla collaborazione di Ndn Network – rete nazionale che funge da sostegno alla giovane drammaturgia italiana – e alla Scuola Elementare del Teatro – centro di produzione interdipendente a Napoli – va in scena a Carrozzerie n.o.t – oramai affermato luogo romano di accoglienza di percorsi e di formazione – Camminatori della patente ubriaca.
Una madre ossessiva e due figli grandi troppo piccoli, abbandonati dalla vita e a loro stessi girano, vorticano, si scontrano e si amano su un palco che diventa il subconscio di ognuno di loro, il sonno che li rintana in loro stessi e che prende da subito le tinte dell’incubo. La scena è quasi totalmente buia, illuminata soltanto da tre lampadine pendenti dal soffitto con il bulbo a forma di bottiglia, bottiglia che scenicamente si trasforma in un microfono, in uno specchio, in un pene, nella loro solitudine. Una famiglia di personaggi che annaspano, a tratti beckettiani – soprattutto se si fa riferimento ad Aspettando Godot –, aspettando una salvezza che gli appartiene o che forse mai in realtà hanno voluto veramente e che mai avverrà: << i sogni ci hanno lasciato a piedi >>, dicono, mentre in dialogo con gli altri o con loro stessi sprofondano nel buio della casa – scenograficamente non definita, rendendo ancora più onirica l’atmosfera –, nei suoi pavimenti, nelle sue sabbie mobili. L’unica traccia di un mondo esterno che cerca di accoglierli è data dalla figura di una donna-angelo, uno spirito vestito da donna delle pulizie che << agisce da invertitore polare sull’energia ossessiva e alterata dei componenti della famiglia >> e che danza tra di loro e con loro apparendo ad intermittenza, quasi come una luce di un faro, che li abbaglia e poi sopraffatta dalla loro resistenze li lascia lontani, nel loro mare nero e lontano.
Il testo, scritto da Nicolò Sordo, ha una drammaturgia molto criptica, ermetica, che si fonde con il buio dei personaggi. La regia dello spettacolo è invece affidata a Mattia Di Mauro che riesce da quest’ermeticità a tirare fuori azioni sceniche d’impatto e forse ancora più chiare delle parole, quando quest’ultime risultavano ripetitive. Gli attori hanno dato prova di grande armonia di gruppo e di ascolto reciproco, grande concentrazione e controllo e dinamicità emotiva.