Teatro delle Esposizioni #5 – Due o tre cose che so di lei
Progetto di Amélie Bernazzani in collaborazione con Marco Raparelli
Luogo Villa Medici, Viale Trinità dei Monti 1
28-29 maggio 2014
Per due serate consecutive Villa Medici ha aperto i suoi splendidi giardini al pubblico per il Teatro delle Esposizioni, a cura di Claudio Libero Pisano. Giunta alla sua 5° edizione, questa rassegna è stata voluta dal Direttore in carica Éric de Chassey per dare la possibilità ai borsisti dell’Accademia di esporre i loro lavori, frutto di ricerche effettuate nei mesi di permanenza all’Accademia.
Villa Medici dunque, scrigno di tesori antichi, è stata invasa dalla contemporaneità, grazie alla presenza di proiezioni, installazioni, performance e concerti. Dai disegni di Géraldine Kosiak nella Sala 1, che raffigurano opere del passato come Le due dame veneziane di Vittore Carpaccio , alle proiezioni video di Assaf Shoshan nella Sala 0, si percorrono i luoghi suggestivi della cisterna e della caffetteria, dedicati alle relazioni affettive tra i detenuti e i loro cari. I cahiers de theatre di Amélie Bernazzani e Marco Raparelli, che rimandano ai carnards sanglants, opuscoli risalenti al Rinascimento che raccontano fatti di cronaca nera, sono posti all’ingresso della Villa e danno il via alla mostra; l’installazione sonora e pittorica di Emmanuel Carlier, Alessandro Sarra e Boris Jollivet riproduce il suono emesso dalla limatura di un archetto da violino, lungo la scalinata che conduce alla Loggia.
E ancora sono esposte la serie fotografica Olimpo di Luigi Ontani del 1975 nel Grand Salon, invitato da Carole Halimi ai tavoli apparecchiati con le foto di Felipe Ribon per i defunti di Ryoko Sekiguchi, che si pone la bizzarra domanda di cosa mangiano i morti e così via. I borsisti di Villa Medici testimoniano con le loro opere un incontro multidisciplinare e multietnico, in cui si confrontano non solo tra loro ma anche con artisti esterni all’Accademia e con la città di Roma. Da qui il titolo della collettiva scelto dal curatore Due o tre cose che so di lei, che omaggia l’omonimo film di Jean Luc Godard, in cui “lei” non è solo la protagonista ma anche “la città, la cultura di massa e il senso contemporaneo della vita”.