Scritto da Francesco Lagi con Anna Bellato, Francesco Colella, Leonardo Maddalena e Mariano Pinnello suono Giuseppe D’Amato scene Salvo Insala foto di scena Loris Zambelli organizzazione Regina Piperno, Gianni Parrella regia Francesco Lagi produzione Teatrodilina – Progetto Goldstein 12 novembre, Teatro dell’Orologio, Roma
La visione che si apre allo spettatore del teatro dell’Orologio rimanda ad un quotidiano spaccato di vita che ha luogo nella sala da pranzo di una casa in una foresta. Un tappeto rosso, su cui poggiano un tavolo e due sedie, è circondato da sottili strisce di tessuto beige che cadono dal soffitto adagiandosi sul pavimento a rappresentare degli alberi. Questa è la scena intima che Teatrodilina sceglie per presentarci Uccelli Migratori al suo debutto nazionale.
Se si dovesse descrivere di cosa tratta quest’ultimo lavoro di Francesco Lagi si potrebbe tranquillamente affermare che racconta del momento di vita in cui una donna e tre uomini, cercano di sbrogliare delle vicende che, effettivamente, toccano ogni essere umano.
La protagonista è una ragazza incinta che cede alla necessità di contattare il padre di questa futura creatura che è stata il frutto di una notte brava trascorsa con uno sconosciuto. Nella sua gravidanza la ragazza, dolcissima e fragile, è assistita dal fratello premuroso che la sostiene durante l’arrivo inaspettato di un padre sorpreso che decide di essere, in un modo che resterà imprecisato, presente nella vita del nascituro. La donna per un gran bisogno di solitudine e di riflessione, passeggiando nella foresta, incontra un uomo decisamente particolare, un uomo che addestra Ibis e che in quel momento ne cerca uno perduto. Questo incontro bizzarro aggiunge al terzetto casalingo una quarta persona, sopra le righe, sensibile e capace di parlare con gli uccelli.
Il messaggio di questo lavoro si rivela in uno dei racconti dell’addestratore che spiega alla protagonista, come i piccoli di uccello la prima volta che escono dal nido per abbandonarsi al loro elemento naturale, l’aria, non sanno di essere capaci di volare. Loro precipitano finché l’istinto non fa attivare quelle meravigliose doti che Icaro nella mitologia cercò di donare all’uomo senza riuscirci: le ali.
Uccelli migratori si conclude poco alla volta con delle partenze: l’addestratore, il padre e il fratello lasciano la donna sola che piange accarezzando la sua grande pancia.
Teatrodilina colpisce ancora nel segno riuscendo a raccontare una storia possibile, comprensibile a qualsiasi tipo di pubblico, intessendone la trama con piccoli sprazzi di avventura, magia, ricordi e poesia. Ci riesce grazie alla bravura di un regista che vuole essere umano e a quattro attori che lavorano talmente bene sui loro personaggi da renderli davvero somiglianti alle persone che abitano l’esistenza di ognuno di noi.
E’ davvero bello e rincuorante poter uscire da teatro con il giusto equilibrio di leggerezza e riflessione, soprattutto in questo paese ed in questo momento storico in cui ci stiamo dimenticando qual’ è la funzione del teatro.
Parole d’ordine di Uccelli migratori: bravura, semplicità e comprensibilità.