TERROR: QUEL COSTANTE RIBOLLIRE

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TERROR live!

Line up:

Scott Vogel – Voce

Martin Stewart  – Chitarra

Nick Jett – Batteria

David Wood – Basso

Jordan Posner – Chitarra

Dove: Traffic Club

Quando: 11 aprile 2012

Ultimo album: No Regrets, No Shame: The Bridge Nine Days

Etichetta: Bridge Nine Records

Info:

Link myspace

Paura di sfogarsi. Paura di reprimersi. Non è un arcano dilemma amletico, bensì una considerazione che ad inizio concerto si pone nella mente dello spettatore, al quale però si trova subito una risposta guardando il pogo. Non servono che un paio di pezzi per evocare dallo stomaco quella forza repressa che fa vibrare le ossa fino a far esplodere il corpo e spingerlo con fermezza dove appena un attimo prima titubava di voler arrivare.

Cosi l’hardcore entra sotto la pelle e non fa più sentire dolore: le botte fisiche sotto il palco sembrano schiacciare i lividi dell’animo. Non è euforia, non è eccitazione, ma disapprovazione totale per il mondo del quale ognuno di noi fa parte. E’ la militanza spirituale contro il sistema che cerca di reprimerla. In questo contesto, la Musica è l’unica cosa che conta. L’unica cosa per la quale valga la pena rialzare colui che nel pogo ti ha tolto il respiro con una gomitata nello stomaco. L’unica cosa per la quale valga la pena liberarsi in pubblico degli schemi sociali che abbiamo imparato a rispettare.

Sarà per il faccino da ragazzo medio del bassista, per il continuo dialogo diretto del gruppo, prima con uno poi con l’altro fan scalpitante, per l’inneggiare costante allo stage diving del leader, che i Terror sono riusciti a rendere l’ambiente HC ancora più naturale, spontaneo, familiare, inteso come creato da personale e introspettiva esplosività.

I pezzi dei Terror rendono consci gli ascoltatori di far parte di una comunità formata da individui che non si sentono in dovere di avere niente in comune se non la musica, di far parte di un gruppo al di fuori di qualsiasi classificazione, se non HC. Parte di tutto ciò che non fa parte di niente. Solo la musica. Questo urla dal palco la grandissima personalità di Scott Vogel mentre le sue parole si schiantano direttamente sui neuroni acustici del cervello, saltando tutti i passaggi superflui dell’apparato uditivo.

Assistere ad un loro concerto significa condividere adrenalina. Il termine condividere è però distante dal significato cattolico del termine: non significa compatire la triste condizione umana, ma distaccarsene assieme ad altre persone a loro volta distaccate le une dalle altre, unite solo perché il fluido del mondo parallelo nel quale decidono di immergersi è composto da vibrazioni sonore nel quale l’adrenalina è, appunto, linguaggio comune. Non è collettività, ma individualismo collettivo, ostinato e caparbio rigurgito acido di una società che ha già digerito e cagato tutto il resto.

La violenza fisica, decisamente sterile, poi fa parte del gioco; è la risposta umana alla violenza psicologica quotidiana e obbligatoria, ben più mortale di qualche spintone.

Nonostante il pubblico scandalosamente scarso del Traffic, il gruppo è stato sempre su di giri, dando il massimo finché ce n’era. L’Hc dei Terror, così rozzo e attaccato alla tradizione, è un trattore che stende a terra e che macina le budella, ed insieme a queste le nostre paure. Non si è lasciato spazio a bis o improvvisazioni di fine scaletta. Il concerto è terminato e basta, senza regali ai fan, senza questioni di merito. Era il momento di farsi qualche birra al bancone, in amicizia.

Se ti piace l’HardCore, leggi anche la recensione dell’ultimo concerto romano degli AGNOSTIC FRONT qui

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Webmaster - Redattore Cinema

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