The Bourne Legacy, 135’, Usa 2012
Regia Tony Gilroy,
Sceneggiatura Tony Gilroy, Dan Gilroy,
Soggetto Tony Gilroy,
Montaggio John Gilroy,
Fotografia Robert Elswit,
Musiche James Newton Howard,
Produttore Patrick Crowley, Frank Marshall, Ben Smith, Jeffrey M. Weiner,
Interpreti Jeremy Renner ( Aaron Cross/Kenneth Gidson), Rachel Weisz ( Stephanie Snyder ), Edward Norton( Byer ), Joan Allen( Pam Landy ), David Strathairn ( Noah Vosen ), Albert Finne ( Dr. Albert Hirsch ), Scott Glenn ( Ezra Kramer ), Oscar Isaac ( #3 ),Corey Stoll ( Vendel ),Stacy Keach ( Turso ), Donna Murphy ( Dita )
Sono passati cinque anni dall’ultima apparizione di Jason Bourne al cinema. Dato per disperso e creduto ormai morto lo vedevamo nuotare verso la libertà nel finale del terzo film ponendo definitivamente un punto alla storia dell’agente segreto interpretato da Matt Damon. Paul Greengrass – alla guida del secondo e terzo capitolo – segnava così la fine di una trilogia che ha conosciuto ben pochi rivali nell’affermarsi come uno dei migliori action-movie degli ultimi anni.
Dopo l’abbandono della coppia Greengrass-Damon non più interessati al progetto, il timone passa in mano allo sceneggiatore ufficiale, Tony Gilroy, stavolta anche nei panni di regista che, giocoforza, decide di sfruttare gli eventi del terzo capitolo come background per poter introdurre un nuovo protagonista. Aaron Cross – Jeremy Renner in ottima forma dopo le fortunate esperienze di Hurt Locker e Avengers – è un agente operativo dell’esperimento Outcome, uno dei tanti progetti segreti della CIA. Quando lo scandalo Bourne sta per travolgere l’intera operazione Treadstone e con essa l’insieme delle altre operazioni e l’integrità dell’Agenzia stessa, la dura decisione presa dagli uomini ombra chiusi negli uffici governativi – un Edward Norton che da troppo tempo mancava sullo schermo – è quella di insabbiare le prove ed eliminare gli agenti. Quello che accade in seguito è abbastanza prevedibile, ma come molte volte accade non importa il cosa si racconta ma piuttosto il come lo si racconta. Gilroy ricalca fedelmente le idee e lo stile che hanno decretato il successo della saga originale e firma un’opera dal ritmo forse meno serrato rispetto ai precedenti capitoli, ma comunque solida e priva di reali punti morti se si esclude la lenta parte iniziale che ha il compito di re-intrecciare gli eventi accaduti.
Gli ingredienti vincenti che hanno reso famosa la saga tornano anche in questo Legacy, ma l’eredità lasciata dal fantasma di Bourne non si limita solo all’ingombrante figura dell’agente continuamente citato nel film. Essa rappresenta anche l’eredità lasciata da Greengrass che, con gli ultimi due capitoli, aveva saputo conquistare gli spettatori con un’opera raffinata e intelligente segnando due film capaci di muoversi con rara maestria all’interno di un genere tanto inflazionato. Quello che traspare in molti frangenti è che tutto il film funziona reggendosi sulle forti spalle delle pellicole precedenti, limitandosi semplicemente a riproporre cliché e situazioni già affrontate. D’altro canto la qualità è sempre altissima, che si tratti di dipingere le ambiguità morali che animano i vari protagonisti o di mettere in scena lunghe sequenze di inseguimenti e sparatorie mai banali dal ritmo estremamente concitato.
Insomma, l’esperienza di Gilroy sul genere ormai è ben rodata e la figura dell’agente Cross ha tutto il carisma necessario per fare breccia nel cuore dei fan più accaniti. Sotto questo punto di vista si può guardare a Bourne Legacy come a un’ottima manovra di assestamento per il nuovo cast che ha tutte le carte in regola per poter maturare e offrire una nuova epopea assolutamente da tenere d’occhio.