Lo scorso 30 Aprile, in occasione dell’anteprima del 10° Festival delle Terre, al Nuovo Cinema Aquila di Roma è stato proiettato The Island President, un documentario di Jon Shenk sulla questione climatica. Il film ripercorre l’emozionante vicenda di Mohamed Nasheed, dagli esordi politici come contestatore del regime di Gayoom alla battaglia ecologica che lo ha visto protagonista per salvare il proprio Paese dal pericolo di scomparire nelle acque dell’Oceano Indiano a causa del surriscaldamento globale.
The Island President, di Jon Shenk, Usa 2011, 101’
Montaggio: Pedro Kos
Fotografia: Jon Shenk
Produzione: Richard Berge e Bonni Cohen
Musiche: Radiohead, Marco D’Ambrosio
Nel corso di una recessione economica, si sa, il problema fondamentale di ogni Paese è superare la crisi cercando in ogni modo di non sprofondare. Nel caso della Repubblica delle Maldive vale lo stesso discorso, ma non in termini metaforici: non è tanto la solidità della struttura economica a destare preoccupazione, infatti, ma la sopravvivenza stessa dell’arcipelago in quanto luogo abitabile. Nel giro di un decennio o poco più, il surriscaldamento globale e il conseguente scioglimento di parte dei ghiacciai del nostro pianeta potrebbe comportare un innalzamento del livello del mare sufficiente per sommergere interamente le 1200 isole che compongono lo stato insulare.
E’ questo l’oggetto della battaglia politica ed ecologica portata avanti in questi anni da Mohamed Nasheed, fondatore del Partito Democratico delle Maldive, e Presidente della Repubblica dal 2008 al 2012 – si è dimesso il 7 Febbraio in seguito a un tentativo di colpo di stato militare. La sua è da anni una vita messa al servizio del proprio Paese, sin da quando da ragazzo contestava attivamente il regime di Gayoom, sotto il quale la Repubblica presidenziale aveva finito con l’assumere i tratti di una vera e propria dittatura. A causa della sua opposizione al regime, Nasheed fu sottoposto a un isolamento di diciotto mesi in una cella, al termine del quale emerse con ancora maggiore determinazione e con animo temerario per liberare il proprio Paese dal regime repressivo di Gayoom.
Il film di Jon Shenk ripercorre brevemente questa vicenda per poi incentrarsi essenzialmente sugli anni del governo di Nasheed, durante i quali il presidente, affiancato da un gruppo affiatato di collaboratori e da esperti consulenti, ha portato avanti il progetto ecologico per salvare le Maldive dal rischio di sommersione, ponendo l’accento su quanto questo problema riguardi in realtà l’intero pianeta, sebbene si presenti imminente solo per quelle località che, per ragioni geografiche, sono al momento a maggiore rischio. Le Maldive, situate a solo un metro a mezzo sopra il livello del mare, sono lo stato più esposto a questo pericolo, ma ciò non esclude che nell’arco di venti o trent’anni decine di altri stati possano trovarsi in una situazione identica.
Per salvare il pianeta, si impone una riduzione drastica delle emissioni di CO2 (350 parti per milione è l’obiettivo proposto da Nasheed e i suoi, divenuto oramai un vero e proprio slogan: «three-five-o!») e un investimento globale sulle energie alternative. Fare ciò è certamente possibile, ma non così semplice da tradurre in realtà, specialmente per via delle conseguenze svantaggiose che tale operazione produrrebbe, nell’immediato, nei sistemi industriali delle più grandi potenze capitalistiche. Il lavoro di Shenk illustra con estrema puntualità il complicarsi della missione di Nasheed a contatto con le dinamiche di potere e con gli interessi economici di colossi come gli Stati Uniti d’America, la Cina, la vicina India ecc, rivelando con sobrietà il profilo psicologico e morale di un eroe contemporaneo alle prese con l’indifferenza e l’egoismo della politica. Il risultato è un dramma di solitudine e tenacia, reso ancor più intenso da una splendida colonna sonora e da riprese deliziose del paradiso maldiviano, la cui bellezza immaginiamo ad ogni istante dissolversi sotto la violenza spietata dell’Oceano.
Il finale, tuttavia, è lieto: dopo infinite trattative e frustranti delusioni, Nasheed riesce ad ottenere l’approvazione di un documento stilato insieme al suo team durante la Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, tenutasi a Copenaghen nel Dicembre del 2009. Sebbene le clausole del documento non siano vincolanti per i firmatari, l’episodio costituisce comunque un passo importante nella ricerca di una soluzione internazionale a un problema che, prima o poi, riguarderà tutti quanti allo stesso modo.