Nella giornata di mercoledì 26 Giugno è stato proiettato al Cinema dei Piccoli, in concorso nella sezione documentari del Med Film Festival 2013, The Lebanese Rocket Society di Khalil Joreige e Joana Hadjithomas, film su una missione spaziale libanese incompiuta.
The lebanese rocket society, di K. Joreige & J. Hadjithomas, Leb/Fra/Qatar 2012, 95′
Fotografia: Jeanne Lapoirie, Rachel Aoun
Montaggio: Editing: Tina Baz
Suono: Rana Eid, Olivier Goinard
Musiche: Nadim Mishlawi, Scrambled Eggs, Discipline
Animazione: Ghassan Halwani
Produzione: Abbout Productions, Mille et une productions, Arab Fund for Arts and Culture
Distribuzione: Urban Distribution International
C’erano gli USA, l’URSS e poi il Libano.
Gianfranco Pannone, curatore della sezione documentari del Med Film Festival, afferma, prima della proiezione, che The Lebanese Rocket Society mostra «un tempo in cui il panarabismo sognava come l’Occidente». Ed è vero.
A partire da una ricerca su Google e attraverso un approccio decisamente storico e di recupero di moltissimi e interessanti documenti audiovisivi, Khalil Joreige e Joana Hadjithomas cercano di far emergere un “segreto” da tempo nascosto: tra il 1960 e il 1966 alcuni studenti della Haigazian University fondarono, sotto la guida del prof. Manoug Manougian, una società volta all’esplorazione e alla conquista dello spazio. Tra annuari, giornali, fotografie e pellicole d’archivio vediamo piano piano i missili diventare sempre più grandi. Quelli che erano lanci fallimentari si trasformano in veri e propri successi al cui fondo vi era la forte volontà di una svolta scientifica del Medio Oriente. Gli sconosciuti missili Cedar, simbolo e vanto della nazione, da baluginanti fuochi d’artificio divengono esperimenti scientifici fino al momento in cui il progetto viene accantonato per richieste internazionali. Da lì il nulla.
La conspiracy theory appena abbozzata lascia spazio, anche attraverso alcune interviste ai protagonisti della vicenda, alla riesumazione di questa storia caduta nell’oblio e di cui è testimone il missile fatto costruire dai due registi e posto nel centro del cortile della Haigazian. La conoscenza scientifica si tramuta così in monumento alla memoria.
Nel finale il documentario si trasforma in film animato in cui si può riscontrare una deriva utopica basata essenzialmente sulla storia del se: come sarebbe stato il Libano se il progetto non fosse stato fermato? I registi immaginano, negli anni successivi alla conquista dello spazio, un Libano all’avanguardia, futuristico e ipertecnologizzato.
La deviazione dai fatti reali, tuttavia, non può esimerci dal guardare al percorso reale della storia, al Medio Oriente come continuo terreno di battaglia.