This must be the place, 188′, Italia, Francia, Irlanda 2011
Regia Paolo Sorrentino, Sceneggiatura Paolo Sorrentino, Umberto Contarello, Soggetto Paolo Sorrentino, Montaggio Cristiano Travaglioli, Fotografia Luca Bigazzi, Musiche David Byrne, Will Oldham, Produttori Nicola Giuliano, Francesca Cima, Andrea Occhipinti, Michèle Petin, Laurent Petin, Ed Guiney, Andrew Lowe, Interpreti Sean Penn (Cheyenne/John Smith), Frances McDormand (Jane), Eve Hewson (Mary), Judd Hirsch (Mordecai Midler), Kerry Condon (Rachel), Harry Dean Stanton (Robert Plath), Joyce Van Patten (Dorothy Shore), Olwen Fouéré, (madre di Mary), Shea Whigham (Ernie Ray), Heinz Lieven (Aloise Lange), David Byrne (se stesso).Cheyenne è l’ex leader del gruppo rock Cheyenne & The Fellows; nonostante abbia ormai abbandonato la sua carriera, ha scelto di mantenere uno stile dark molto marcato, fatto di abiti neri, anfibi e matita negli occhi. Esce di rado dalla sua enorme villa irlandese, dove vive con la moglie Jane che cerca amorevolmente di prendersi cura di lui. L’equilibrio ovattato che regna nella vita di Cheyenne viene pericolosamente incrinato da una notizia: suo padre, con cui non ha contatti da tanti anni, sta morendo a New York. Avendo paura di volare, decide di raggiungere gli Stati Uniti via nave, ma l’arrivo a destinazione si rivela tardivo: il padre è già deceduto. È in tal modo che il protagonista viene a conoscenza della disperata ricerca a cui il padre – ebreo e sopravvissuto a un campo di concentramento – aveva dedicato gran parte della sua vita: quella di un ufficiale nazista, Aloise Lange. Cheyenne decide, dunque, di proseguire la missione iniziata dal padre, e, nell’arco del lungo viaggio attraverso gli Stati Uniti, instaurerà rapporti più o meno profondi con diversi personaggi, tra cui David Byrne, la nipote dell’ufficiale nazista, e Mordecai Midler, inventore del trolley nonché cacciatore di nazisti, che lo aiuterà nel suo intento.
Quello che Sorrentino arriva a creare in This must be the place, è un mondo anomalo e sorprendente, che finisce costantemente col depistare lo spettatore. Il percorso on the road che il pubblico intraprende insieme a Cheyenne, risulta essere una caccia all’uomo che ha umiliato suo padre, priva di consapevolezza e intagliata all’interno di un universo costellato di elementi inusuali, incomprensibili. Sean Penn – che caratterizza il protagonista con estrema versatilità – adotta comportamenti stravaganti, e incontra personaggi altrettanto inspiegabili in situazioni paradossali. Ci troviamo di fronte ad un racconto frammentario, che spesso dimentica o elude il filo conduttore: a parlare non c’è una trama forte, tipica del cinema classico, ma una fotografia che regala immagini, come veri e propri emblemi di una periferia – spaziale e psicologica – caotica.
Priva di punti di riferimento è la peregrinazione del personaggio, che si conclude nell’istante in cui l’umiliazione subita dalla figura paterna – uomo severo, distante, serissimo – viene riscattata, ma anche ridicolizzata, perché poca cosa rispetto agli orrori sofferti dagli ebrei durante la Shoah. È dunque nella rivalsa della figura paterna, e al contempo nella sua derisione ultima, che Cheyenne riesce a concludere un altro cammino on the road – ben più personale e sensato – verso la crescita esistenziale.
Altrettanto privo di logica e punti fermi è il discorso filmico, che ci immerge in un universo carolliano fatto di episodi depistanti, di contorno, dei quali rimangono non dette sia le cause che le conseguenze, ma anche e soprattutto le ragioni registiche ai fini della trama. Troviamo infatti sequenze sorprendenti e inutili al progredire della storia, ma non per questo gratuite. This must be the place si inserisce in una corrente cinematografica piuttosto recente che opera una selezione sintetica degli elementi narrativi, non in modo da guidare lo spettatore nella comprensione dell’intreccio, ma così da pungolare la percezione verso un nonsense attraente e misterioso.
La riuscita di questo nuovo metodo è senz’altro coadiuvata dalla poetica fotografia di Luca Bigazzi e dalla colonna sonora. Sensazionale ed eccentrica è la sequenza in cui Cheyenne assiste al concerto dei Talking Heads, che si esibiscono arricchendo lo spettacolo con una particolarissima installazione.
This must be the place è stato presentato alla Festival di Cannes 2011, e ha vinto sei David di Donatello. L’uscita negli Stati Uniti è stata posticipata da dicembre 2011 a marzo 2012, così da poter tentare la presentazione alla prossima edizione degli Oscar.
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