Con To Face, Paola De Pietri ripercorre i luoghi che furono del fronte italo-austriaco della Grande Guerra.
La ricerca della fotografa emiliana posa il suo sguardo discreto sui segni, tuttora tangibili, che l’evento tracciò su questi territori: trincee, tunnel scavati nella roccia, crateri di bombe, rovine di rifugi. Le fotografie sussurrano le storie di questi luoghi, oggi mete di ignare escursioni e destinazione di vacanze, con un tono lirico e molto rigoroso, estremamente composto.
È una quiete raccolta e quasi immobile che in principio sovrasta lo spettatore, ma che a poco a poco svela la sua complessità. D’impatto infatti il grado di wilderness dei territori indagati appare elevatissimo, prima di rendersi conto delle tracce di ferite profonde, quasi rimarginate ma comunque palpabili nelle cicatrici presenti.
“Risulta difficile ritrovare sotto i propri passi l’eco delle battaglie e del dramma avvenuto. L’innocenza dell’oggi sembra avere cancellato la violenza del passato”, spiega la stessa De Pietri.
A quasi un secolo di distanza, le impronte della storia sono tuttavia ancora visibili anche se filtrate dal processo di assorbimento lentamente attuato dalla natura; con immagini dallo stupore silenzioso e rarefatto, ci viene così raccontato di limiti quasi dispersi, di orme labili, di forme consumate e di trame che si allentano, tuttavia ancora profondamente vivi.
Ci si pone davanti ad un paesaggio che respira le vicende umane e che introietta dentro di sé gli avvenimenti e le mutazioni: li fa propri, si impregna della storia e ne fa riemergere, come dopo un processo di digestione, i segni.
Paola De Pietri ci mostra dunque abilmente, e in maniera molto poetica, come il paesaggio sia continuamente sottoposto a scritture, cancellature e riscritture e ci offra la possibilità di apprezzare la dimensione del passato e della memoria collettiva e individuale che esso preziosamente custodisce e ci restituisce.
PAOLA DE PIETRI: To Face. Landscape along the Austrian and Italian front of the First World War
17 maggio – 30 settembre 2012,
MAXXI Sala Carlo Scarpa,
a cura di Francesca Fabiani.