Regia: Terrence Malick
Camera/Steadicam Operator: Brad Shield
Soggetto: dal romanzo omonimo di James Jones
Sceneggiatura: Terrence Malick
Fotografia: John Toll
Scenografia: Ian Gracie
Costumi: Margot Wilson
Trucco: Viv Mepham
Montaggio: Billy Weber, Leslie Jones, Saar Klein
Musiche: Hans Zimmer
Cast: Jim Caviezel, Nick Nolte, Sean Penn, Elias Koteas, Woody Harrelson, John Savage, John Cusack, Ben Chaplin, Jared Leto, Tim Blake Nelson, George Clooney, John Travolta, Adrien Brody, John C. Reilly, Joe Watanabe
Produzione: Robert Michael Geisler, John Roberdeau, Grant Hill (Usa – 1998)
Durata: 164 min.
La natura combatte con i mali del mondo. L’immortalità non esiste ma la natura dà l’impressione di esserlo, al contrario dell’uomo che invece è sempre più solo nell’inferno della Terra e dentro la guerra che annienta tutto: sguardo, condizione, coscienza, speranza.
Il film di Terrence Malick racconta la battaglia di Guadalcanal del 1942, per la conquista dell’isola del Pacifico da parte degli Stati Uniti, contro il Giappone, nel corso della Seconda guerra Mondiale. Ci racconta la guerra dal di dentro (girando sugli stessi luoghi della famosa battaglia, in Australia e sulle Isole Salomone), ogni soldato, ogni essere umano, pensa ed agisce in conseguenza alla propria coscienza lacerata dalla violenza dell’istante. Oppure riflette e pensa ai propri sacrifici che come acqua nel terreno sono spariti. Tutto quello che ciascun soldato avrebbe potuto dare per amore, lo subisce con orrore. I soldati non sono come gli alberi, grossi, grandi e secolari, seppur ormai un po’ vecchiotti. I soldati in divisa sono più bassi del solito e si muovono a fatica nel mezzo delle liane e delle piante grasse dell’isola. Fino a che la morte non catturerà tutto, persino lo spirito.
Malick ti fa sentire e percepire l’essenza dell’immagine e del fare cinema attraverso il passaggio dei soldati sui sentieri e dentro gli ambienti che occupano fisicamente. Vedere e sentire il sottile fruscio degli sterpi e degli arbusti, addosso alla divisa e sul corpo dei soldati, e vivere il vento che cautamente si scatena su tutto ciò che li circonda, dona un magico realismo alla messinscena profondamente cruda e allo stesso tempo poetica (mai retorica), del pregevole regista del recente sublime miracolo The Tree of Life, prevedibilmente snobbato dagli Academy.
La terra e le mine, i sassi e l’acqua, il sole e le nuvole, il fumo e il fuoco, le poche stelle e il cielo, ogni singolo elemento che sopravvive sulla Terra, e in quello esteso spaccato di terreno, è quantomai vivido (le immagini lo sono grazie anche alla densità viscerale delle composizioni del genio di Hans Zimmer); caratteristica fondamentale del suo fare cinema è quella di rendere le immagini notoriamente sensazionali, e qui in particolare, il suo marchio è assolutamente pregnante, grazie anche all’apporto della numerosa troupe e dell’incredibile cast che raccoglie alcuni dei più grandi attori del cinema americano degli anni ’80-’90.
Solo l’amore può sconfiggere il male. In guerra l’amore è quanto di più distante dalle sensazioni dei soldati. Uno di essi, uno dei più sensibili e toccati dagli avvenimenti, pensa continuamente alla propria compagna, ai momenti intimi e delicati vissuti accanto a lei (sensazioni impossibili da provare sul campo di battaglia), così la sua presenza, nella sua mente, diviene quasi palpabile nel momento in cui il pericolo si dirada gradualmente, a seguito della indigeribile carneficina. Ma è solo un abbaglio nel mezzo dell’oscurità, nera come la pece. Eppure c’è così tanta luce su quell’isola del Pacifico.
Poiché la natura muta osserva senza giudicare, interviene alle strette, nel momento dell’assedio.
Lo spirito diviene polvere da sparo, se poi l’uomo stesso si camuffa in vegetazione mobile. Allora qualsiasi punto di riferimento finisce per disperdersi nella bambagia della giungla, agli occhi di tutti gli animali e di tutte le piante, stupite da tanto macello.
La sottile linea rossa prende in esame quella sottile linea di fuoco che apparentemente divide la ragione dall’azione, la lucidità dalla follia.
Se solo l’anima guardasse di più attraverso gli occhi delle persone … Ma palese ne è l’offuscamento, sotto un manto di carni disposte all’assorbimento delle ceneri.
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