L’atmosfera bohémien ci accoglie nelle sale del Museo dell’Ara Pacis e ci accompagna fino all’8 maggio 2016 svelandoci i vizi della Belle Époque, il fervore notturno di Montmartre, e la dissolutezza della borghesia parigina di fine 800, attraverso il tratto nervoso e irriverente del più famoso maestro di stampe e manifesti, del XIX e del XX secolo, Henri de Toulouse-Lautrec. Con circa 170 opere tra manifesti, locandine, copertine di spartiti, tutte provenienti dalla collezione del Museo di Belle Arti di Budapest, la mostra a cura di Zsuzsa Gonda e Kata Bodor racconta l’opera grafica dell’artista francese, ripercorrendone la vita dal 1891 fino al 1900, anno della sua morte.
A cavallo tra i paradigmi del buon gusto dettati dall’Impressionismo, e la viscerale arte espressionista, Lautrec eredita da Degas e colleghi la forte avversione verso l’accademismo, ponendo uno sguardo contemporaneo e trasversale in grado di catturare la vitalità dei gesti e di restituire alla figura umana la sua centralità nell’opera. Sono cinque le sezioni che mirano ad approfondire l’esperienza formativa dell’artista legata alle sue principali fonti d’ispirazione: Notti Parigine, Le Dive, Le Donne della Notte, A Teatro e Con gli Amici. Una linea audace ritrae la Parigi notturna che si abbandona agli entusiasmi e agli eccessi delle case di piacere e dei cabaret, dando vita così a una commedia visiva a tratti grottesca, popolata da personaggi carichi di un’intensità emotiva esasperata, volta a far emergere quella “genuina umanità” che dimora nel ritmo sfuggente dei sobborghi francesi. Il segno vigoroso delle sue opere contrasta con la fisicità deformata da una rara forma di osteosclerosi che portò l’artista ad allontanarsi sempre di più dall’ambiente aristocratico del quale la sua nobile famiglia faceva parte, rifugiandosi in un mondo visionario parallelo di cui era spettatore e regista allo stesso tempo.
Toulouse-Lautrec seppe cogliere l’autentica personalità delle dive del teatro, delle danzatrici, degli attori in voga, trasponendola nelle sue litografie sempre più moderne e stilizzate, divenendo così uno degli illustratori e disegnatori più richiesti di Parigi. Numerose sono le commissioni dei manifesti per gli spettacoli teatrali, per le pubblicità, oltre alle illustrazioni di importanti riviste d’epoca come la satirica Le Rire. Una rievocazione di suggestioni che attraverso splendide opere come Divan Japonais del 1892, L’inglese al Moulin Rouge e Al Moulin Rouge: La Goulue e sua sorella, dello stesso anno, Gita in Campagna del 1897, Il Fantino del 1899 e molte altre rarità tra affiches di grande formato e stampe a tiratura limitata, rivivranno in un’atmosfera senza tempo.