Tra cinque minuti in scena

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Il 20 giugno, presso la Casa del cinema di Roma, è stata proiettata l’anteprima del film Tra cinque minuti in scena, di Laura Chiossone. Il film nasce dall’esigenza di raccontare una storia che racchiuda in sé i linguaggi del teatro, del documentario e del cinema stesso, ispirandosi a fatti realmente accaduti. La pellicola è impreziosita dalla brillante interpretazione della celebre attrice milanese Gianna Coletti.

Tra cinque minuti in scena, di L.Chiossone, Ita 2013, 84′ C

in uscita nelle sale cinematografiche il 27 giugno 2013.

Soggetto: Marco Malfi Chindemi e Laura Chiossone

Sceneggiatura: Gabriele Scotti, in collaborazione con Francesca Tassini

Aiuto regia: Ilaria Valentini

Direttore della fotografia: Alessio Viola, in collaborazione con Francesco Carini

Montatore: Walter Marocchi

Scenografo: Paolo Sansoni

Costumista: Grazia Materia

Audio: Claudio Grandi, in collaborazione con Lorenzo Dal Ri

Musiche originali: Into The Trees

Organizzatore generale: Alessandro Mascheroni

Produttore: Marco Malfi Chindemi, per Rosso Film

Produttori associati: Luca Lucini e Raffaello Pianigiani per Mare Mosso, Pierangelo Spina per Filmgood, Anna Astori e Ale Milini per Albatrosfilm

Tra cinque minuti in scena narra la storia di una madre e una figlia: la prima è ormai anziana e gravemente debilitata da problemi di salute che non la rendono più autonoma, la seconda si raccapezza tra le cure rivolte alla madre, una spiccata dedizione per il teatro, gli impedimenti nel tentativo di mettere in scena uno spettacolo con la sua compagnia ele relazioni sociali che instaura con i colleghi. Gianna – la figlia – ha trascorso un’infanzia molto dura dietro le pressioni di una madre esigente, che la trascinava da una lezione all’altra delle più svariate discipline artistiche e rimproverandola puntualmente al minimo cenno di errore durante gli spettacoli per le fiere di paese. Nonostante queste esperienze traumatiche, l’artista avverte un amore incontenibile per il teatro, divenuto ormai una parte di sé. Questa stessa passione andrà a mescolarsi con gioie e dolori di un rapporto affettivo intricato ma al tempo stesso carico di tenerezza e reciproco sostegno.

Il tessuto narrativo del film si dipana tramite differenti mezzi espressivi: il teatro, luogo entro il quale le prove in scena si confondono con le situazioni emotive dei personaggi; il dietro le quinte, ove possiamo scorgere il carattere di ognuno, le loro fragilità, l’esigenza che li accomuna nel voler costruire dei rapporti autentici; il documentario, ovvero lo spazio ideale riservato all’intensa relazione empatica vissuta tra Gianna e la madre. Il susseguirsi degli eventi è dato proprio dall’alternanza di questi tre schemi.

L’effetto suscitato nello spettatore di fronte a scene di vita quotidiana che legano madre e figlia è un miscuglio di allegria e commozione: si percepisce il bisogno forte di lottare contro i turbamenti della malattia e della vecchiaia, contro il viavai delle difficoltà cui l’esistenza ci costringe. Ma ciò non le trattiene dal favorire una condizione di gioco, di leggerezza, esprimibile attraverso le cure che vicendevolmente hanno imparato a concedersi. E’ interessante notare come anche a teatro la finzione scenica si confonda con la realtà del dramma: ciò viene espresso magnificamente attraverso soluzioni tecniche congeniali, come la scelta del bianco e nero – per le riprese a teatro – o il registro linguistico che varia tra fasi teatrali, cinematografiche e documentaristiche.

Si tratta di particolarità che aiutano a diversificare un quadro ricco di contenuti e a stabilire differenti livelli d’espressione, tutto ciò allo scopo di affrontare i temi in questione rendendoli i più fruibili possibile. Le scene di più alto impatto emotivo a loro volta godono di un accompagnamento musicale del tutto pertinente con i contesti narrativi e accentuano il senso di immersione e coinvolgimento. Le chitarre acustiche, lente e dal sapore pop, che enfatizzano i silenzi, dimostrano scelte stilistiche meditate, scrupolose.

Con Tra cinque minuti in scena Laura Chiossone dà prova di una grande passione per il cinema e per la cultura nel suo senso più ampio. Da ciò ne deriva un racconto credibile e dal forte impatto comunicativo, capace di inculcare al pubblico cui è rivolto il valore della speranza, espressione della volontà di vivere e della lotta contro tutte le incertezze e le fragilità proprie dell’umana esistenza.

 

 

 

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Redazione

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