Si entra nella sala e l’impatto è immediato: lo sperimentalismo degli anni ’70 è ovunque, si vede, si tocca, si respira
Il significato è celato: la sua figura così lacerata e problematizzata è messa a nudo. Figlio di un ufficiale della Marina e di una ballerina di streaptease, Vettor Pisani tenta di armonizzare due personalità così lontane, mostrando nella sua arte tanto il risultato finale della sua attività quanto la fatica di questo lavoro.
La grande sensualità, emanata dai corpi nudi delle donne, non è mai finalizzata a se stessa: nasconde qualcosa di indicibile, il mistero dell’esistenza.
Le domande sorgono spontanee: perché questo mistero? Dove conduce questa trasgressione?
Egli si ribella, lotta contro una cultura dominante, un’arte borghese, una tradizione strutturata su secoli e secoli di storia. La sua battaglia è silenziosa; egli dice non dicendo, implicitamente esplicita.
È un mondo interiore fatto arte: l’interesse per la psicoanalisi, i motivi dell’incesto e dell’androginia, il cannibalismo, la tradizione esoterica… Tutto questo si trova nelle sue opere.
In Venere di Cioccolato emergono le componenti figurative e allegoriche che caratterizzano il suo percorso: sulla dea grava un peso, attaccato ad una carrucola, che scende dal soffitto; dietro un’iscrizione svela l’arcano Marcel e Suzanne Duchamp, incesto o passione familiare.
“L’anormale” diventa normale, le perversioni si esplicano in tutta la loro irrazionalità.
Ne Lo Scorrevole una donna nuda, con al collo una catena che la unisce al soffitto, ha uno sguardo sereno rispetto a ciò che ella stessa rappresenta.
Questa duplicità di Pisani, questo modo di fare ora tenebroso, ora affabile, è anch’esso svelato dalle fotografie scattate da Claudio Abate e Elisabetta Catalano che, facendo della meta-arte, palesano l’arte dell’artista in maniera propriamente artistica.
Il risultato, talvolta ludico, relativizza l’esito: la sensazione proveniente dall’ammirazione di quell’opera che sembra evadere il reale, attraverso la pura astrazione mentale, è confutata dalla razionalità derivante dalla fotografia che manifesta l’artista e il suo agire per raggiungere l’obiettivo finale. Come in un film, l’immedesimazione svanisce allorché l’artificiosità si palesa.
Da angolazioni diverse si scopre l’arte di una figura ambivalente, la cui conflittualità interiore, ora visibile, ora latente, caratterizza il suo operato. Il suo percorso, fortemente anticonvenzionale, si interrompe per sua volontà lo scorso agosto, ancora una volta con un gesto estremo: l’omaggio al Macro, a pochi mesi dalla scomparsa, vuole riproporre una personalità dalla portata internazionale, protagonista nel decennio 1970-1980.
OMAGGIO A VETTOR PISANI
16 marzo – 2 settembre 2012, Macro.
foto Vettor Pisani, Lo scorrevole, 1972.
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