Certe idee: aggiungere, sottrarre, assemblare, imbalsamare, così si esprime l’arte di Gianfranco Baruchello in esposizione alla Galleria d’ Arte moderna e contemporanea.
Lungo il percorso espositivo, curato da Achille Bonito Oliva, si entra in contatto con quella che viene comunemente definita arte contemporanea. È un’etichetta generica che spesso non lascia trasparire ciò di cui realmente si sta parlando; In questo caso, dietro tale definizione, si cela una concezione altrettanto varia e difficilmente circoscrivibile della percezione dell’uomo, dell’oggetto e del sociale. Baruchello agisce sul concreto astraendolo, per poi ritradurlo nella realtà sotto forme nuove e non oggettivamente classificabili: frammenta le strutture già date per ri-comporle in un ordine nuovo.
Cosa si cela dietro la mente dell’uomo? Cosa ospita il cervello? Queste sono le domande che nascono guardando i fogli su cui Baruchello rappresenta la sua personale visione del mondo filtrata -e realizzata- dall’arte. Questa sembra essere la risposta che egli stesso ci offre: “la pittura (che è nelle superfici interne) si scopre step by step aprendo differenti porte simmetriche e asimmetriche che sono esse stesse dipinte sulle pareti interne“. Sembra un invito a scavare, ad arrivare in profondità tentando di non perdersi nel buio accecante e inaccessibile dell’inconscio. La dilatazione temporale che investe la tela, e di rimando l’uomo, conferma tale ipotesi. Spazi bianchi che trascendono il monumentalismo per approdare ad un io nuovo e incerto, privo di quella forma di presunzione che lo porterebbe ad imporsi in tutta la sua grandezza. Baruchello dematerializza l’oggetto, concedendo fisicità al concetto.
Frasi autoreferenziali caratterizzano molte delle opere esposte: disegni geometrici che celano parole, frasi e segni che rimandano a qualcosa di non definito, proprio perché nascosto e camaleontico. Sembra una lotta tra i significati attribuiti universalmente e quelli che invece si creano tramite contatto: è l’occhio dell’osservatore che, mediante la propria visualizzazione, crea l’arte donando valenza al simbolo. L’arte esiste dipendentemente dall’occhio di chi la osserva e dalla mente di chi la pensa.
Coerentemente alle molteplici sfaccettature dell’io, Baruchello manifesta la sua arte nell’atto di assemblare e “montare insieme” sovrapponendo figure di donne, sederi, escrementi, fumetti, macchine, striscioni di giornale, baci, animali, seni, uffici, popoli. E ancora: cibo, posate, sangue, formule matematiche e cartine geografiche. Un catalogo della memoria che vince sul tempo!
Questo montaggio si radica all’interno di un contesto storico-culturale che, sulla linea della propaganda degli anni ’60, investe la vita e l’arte; contro la mercificazione e la sterile industriosità, Baruchello ironizza: “l’artista deve far finta di essere un’industria.“
Contro l’aridità sociale, che minaccia il tentativo di emancipazione culturale, l’artista immortala animali e campi arati insieme a scatolette di cibo confezionato, prezzi e valori del prodotto agricolo: l’arte non può avere il prezzo di una scatola di tonno o di una lattina di coca cola, l‘arte va vissuta e non prezzata!
In netta e decisa opposizione a questa visione mercificata della vita dell’uomo prendono vita i rimandi bucolici, carichi di critica al consumo, al denaro e alla distruzione bellica.
Da queste premesse prende corpo Nodi, un film girato a telecamera fissa su un bambino che canta e, nel mentre, lega dei panini con uno spago. Impellente è la necessita di dare spazio e tempo al quotidiano, alla verità.
Come nero su bianco si ritorna improvvisamente alla realtà, ad Artiflex che mercifica tutto e priva gli oggetti e gli uomini del proprio valore, in quanto viene meno il contatto tra il simbolo e l’osservatore che attribuisce a questo un significato.
Con il progetto l’altra casa Baruchello esplora la relazione tra l’uomo, il luogo e la memoria. È una ricerca continua che finisce con il determinare nuovi linguaggi e nuove forme espressive intese come simulacro del reale: in questo modo Baruchello crea, produce ed edifica il proprio rapporto con la vita.
GIANFRANCO BARUCHELLO. CERTE IDEE
21 Dicembre 2011 – 4 Marzo 2012,
Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea
Foto G. Baruchello, Déserteur de la légion, 1974
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