TRADITORI
di Sergio Casesi regia Pietro Dattola con Flavia Germana de Lipsis, Antonio De Matteo, Mario Ciro Zaza scenografia Angelo Stroia, Alessandro Marrone aiuto regia Alessandro MarroneRassegna DCQ Nuda Anima (fuori concorso)
31 maggio e 1° giugno 2012, ore 20.45
Teatro dell’Orologio, Roma
Buio totale. Entra un uomo con una torcia accesa. Cosa cerca? Attraverso un riuscito gioco di luci e musiche che accompagnano pannelli semoventi, si mette in scena una vera e propria caccia al colpevole, al traditore.
Due uomini, Wim e Tonny, e una donna, Lena, sono rinchiusi in un antro isolato. “Non c’è luce, non c’è notte, non c’è giorno, siamo solo noi tre”.
Gli intensi dialoghi sono capaci di creare una forte suspense. I tre aspettano, ognuno a suo modo, di confessare e di essere confessati. Ora litigano, ora si alleano, a due a due, per sopraffare il terzo. In mezzo alla violenza iniziano le ammissioni e i ricordi di particolari che, seppur lontani nel passato, sono funzionali allo svolgimento del presente. Si crea in questo modo una tensione narrativa tanto capace di far immaginare tutto, quanto di non far indovinare niente. Resta il dubbio, per tutti.
Ore chiusi insieme, il nervosismo ansiogeno si taglia col coltello; arma che i tre si passano come una sorta di testimone. L’unica via d’uscita è far leva sulle debolezze dell’altro, per sopraffarlo, per sopravvivere.
In questa guerra psicologica, i tratti dei tre personaggi vengono progressivamente delineandosi in modo sottile e inquietante, catapultando lo spettatore non solo nelle loro storie individuali ma anche nel clima bestiale della Germania nazista: sono dei piccoli topi nervosi e sopraffatti dagli eventi.
L’essenzialità dei mezzi registici riesce a coinvolgere chi guarda, lasciandogli quel margine immaginativo che gli serve per riflettere. Non si può fare a meno di chiedersi: possiamo riconoscere un traditore?
Il testo, vincitore del Premio di drammaturgia DCQ – Giuliano Gennaro (II ed.), vuole denunciare l’esito inconcluso di un dramma umano storicamente accaduto; nel farlo ci mette di fronte a questa universale tragica realtà, posti nella duplice e difficile condizione di parti in causa e allo stesso tempo di giudici della vicenda.
Solo per poco. “Un attimo appena. Di più di noi non sanno”.
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