Trash di Stephen Daldry, Uk 2014, 113′
Produzione: O2 Films, PeaPie Films, Working Title Films
Distribuzione: Universal Pictures
dal 26 novembre al cinema
Pensate a un romanzo di Dickens ambientato tra il caldo torrido e le montagne di spazzatura di una favela brasiliana. Questo è Trash, il lungometraggio che ha vinto la sezione gala della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.
Rafael, Gardo e Rato sono tre niños che vivono nella disperata povertà delle favelas di Rio de Janeiro. Un giorno – proprio in mezzo ai rifiuti della discarica dove lavora con i suoi amici – Rafael ritrova un portafogli gonfio di denaro. Sembra essere l’inaspettato colpo di fortuna di cui si narra spesso nelle fiabe. In questa storia, però, l’oggetto magico si trasforma ben presto in un catalizzatore di guai che trascina i tre ragazzini cenciosi in un pericoloso intrigo di spionaggio e corruzione d’importanza nazionale.
Per la prima volta nella storia del festival capitolino sono stati proprio gli spettatori ad assegnare il Marco Aurelio d’oro al miglior film. In quest’edizione, sono dunque mancate le vecchie polemiche sulle giurie che finivano per premiare i film più fischiati dal pubblico, come accaduto per E la chiamano estate (2012) o Tir (2013). Semmai, in molti hanno rimproverato alla pellicola vincitrice proprio l’essere un film “per tutti”.
Gli ingredienti che hanno portato Trash al trionfo seguono una collaudata ricetta del cinema americano. Una sceneggiatura di ferro, in cui nessuna battuta sembra pronunciata per caso, talmente perfetta da assomigliare a una grande caccia al tesoro. Protagonisti a dir poco irresistibili – a cui ci si affeziona subito – contrastati in ogni modo da antagonisti da manuale: brutti, sporchi e cattivi ma sempre credibili, nonché realistici. Una regia che ha saputo esaltare tutti i momenti della storia – da quelli d’azione a quelli di pathos – riuscendo comunque a trattare lo sfondo delle favelas brasiliane con un occhio documentaristico.
La maestria tutta hollywoodiana di creare favole capaci di catturare ogni tipo di spettatore ha inglobato con successo il dramma a sfondo sociale e la faccia nascosta di quel Brasile “turistico” che abbiamo visto ai mondiali e che rivedremo presto alle Olimpiadi. Se Trash riuscirà a farsi perdonare il peccato originale di essere inequivocabilmente una favola mainstream, probabilmente sarà ricordato come una rara perla di buon cinema che ha trionfato grazie alla giuria popolare del Festival Internazionale del Film di Roma.