Alla casa del cinema, il 12 Febbraio è stato presentato Una Domenica Notte, del giovanissimo esordiente Giuseppe Marco Albano.
Una Domenica Notte, di G. Albano, Ita 2012, 90′
in uscita nelle sale cinematografiche il 20 febbraio 2014
Sceneggiatura: Antonio Andrisani, Giuseppe Marco Albano
Montaggio: Francesco De Matteis
Fotografia: Francesco Di Pierro
Musiche: Brunori Sas
Produttore: Camarda Film
Distribuzione: Distibuzione Indipendente
Interpreti: Antonio Andrisani, Francesca Faiella, Ernesto Mahieux, Claudia Zanella, Anna Ferruzzo, Saman Anthony, Adolfo Margiotta, Alfio Sorbello, Pietro De Silva , Rocco Barbaro, Pascal Zullino, Pinuccio Sinisi, Tiziana Schiavarelli, Marit Nissen
Parlare del film di Giuseppe Marco Albano vuol dire non poter prescindere dal calarsi in un panorama più ampio. Quello di una produzione fatta più per gioco e passione che non per una precisa scelta commerciale: Distribuzione Indipendente sta infatti cercando di mettere in piedi un sistema di divulgazione moderno, basato sul web e sulle nuove tecnologie, puntando su prodotti che non avrebbero altrimenti nessuna visibilità. Una Domenica Notte è un altro passo all’interno del mondo indipendente e del suo cercare di scardinare sistemi di produzione irraggiungibili mediante l’utilizzo di nuovi spazi da occupare.
Antonio Colucci sogna di girare un horror con un unico attore ambientato interamente in un cimitero. Ci ha già provato, molti anni prima, ma la sua prima ed unica opera è a malapena uscita in home video, ed in Germania per giunta. Anni dopo, ormai sconfitto da un mondo ostile che lo vuole dietro l’obiettivo di improbabili spot e alle prese con un’umanità grottesca, decide di riprovare a inseguire il suo sogno. Il risultato sarà una lotta impari contro dei mulini a vento che hanno la forma di mostruose aberrazioni societarie: da politici corrotti ad amici impazziti, da ex-mogli e compagne insofferenti a bambini fin troppo caparbi.
Una Domenica Notte non è solo una strana opera autoreferenziale capace di giocare tra film e realtà come se la sua stessa esistenza fosse già una prova di un panorama particolare come quello culturale di oggi. Oltre il mero testo filmico c’è infatti un quadro satirico delle difficoltà di tutti giorni, extra-cinematografiche o familiari. Antonio è un anti-eroe romantico che vuole “fare le cose per bene”, anche se lo spazio per questo pensiero così arcaico sembra ormai esaurito. Lontani dagli stereotipi classici, Albano e lo sceneggiatore/attore Andrisani giocano su un’ironia paradossale. Perdente, ma non sconfitto, Colucci con satirica forza di volontà si destreggia in mezzo a situazioni cercando di preservare sempre la sua integrità morale. I mostri non sono solo gli zombie del suo film. I mostri sono quelli del sonno della ragione di Goya, addensati nei cimiteri urbanizzati come cannibali cieci all’esterno perché troppo accecati dai loro istinti di superbia. E per quanto grave sia la situazione, poterci ancora ridere su come nel film di Albano, vuol dire trovare ancora un lato di umanità che l’infezione apocalittica non ha ancora estirpato del tutto.