Anna Politkovskaja incarna quanto di meglio una donna possa desiderare dalla vita: una bellezza discreta, una sensibilità fuori dal comune e coraggio da vendere.
Era bella e con il passare del tempo diventava sempre più bella, perché il volto lo riceviamo da Dio come materiale grezzo, ma poi ce lo scolpiamo da soli. In età adulta dal viso inizia a trasparire l’anima e lei aveva un’anima bella.
Scomoda giornalista di Novaja Gazeta, Anna ha provato a sciogliere un bavaglio legato troppo stretto attorno alla bocca di migliaia di uomini assetati di giustizia. Per tutta risposta, il 7 ottobre 2006, venne trovata assassinata nell’androne di casa, a Mosca, accanto alle buste della spesa. Una donna speciale dalla vita ordinaria. «Io vivo la mia vita e scrivo di ciò che vedo».
Proibito parlare raccoglie alcuni dei suoi articoli più significativi, strazianti testimonianze di crimini contro l’umanità: dalla strage dei bambini nella scuola di Breslan al sequestro degli ostaggi nel Teatro di Dubrovka, dalle torture perpetrate dagli uomini del generale Kadyrov durante la guerra in Cecenia agli effetti dell’assenza di libertà di stampa in una Russia post-sovietica divorata da corruzione e violenza. Anna Politkovskaja racconta la Russia di Vladimir Putin.
Avventurarsi in questo libro vuol dire mandar giù bocconi amari, interrompere la lettura per mettere in pausa tanta spietata ferocia, commuoversi, indignarsi, ammirare chi riesce a resistere in questo grande mattatoio.
La riluttanza a rituffare la propria mente in tanto dolore può essere vinta solo da un bisogno quasi primordiale di verità, dal bisogno di imparare da ciò che di nobile permane in tanto squallore e degrado morale e dalla necessità di confrontarsi con figure eroiche, per poter acquisire, un giorno, almeno un briciolo della loro libertà. Anna Politkovskaja rientra nel novero di questi umani miti perché persegue i suoi ideali nonostante la paura. Non può non averne, infatti, ingoiando minacce come pane quotidiano, arrischiandosi in territori scomodi per raccogliere testimonianze o portare soccorsi, continuando comunque a denunciare l’immoralità di una nazione anche dopo essere stata avvelenata, sequestrata e picchiata. Come lei, tante altre donne: Nadežda Čaikova, giornalista di Obščaja Gazeta, uccisa nel 1996 o Nina Yefimova, redattrice di un quotidiano locale, assassinata nella periferia di Groznyj, per citare solo alcune delle più rappresentative avversarie del machismo prepotente della leadership russa. Per capire qual è il livello di considerazione che una donna debba aspettarsi dalle massime cariche dello Stato è sufficiente guardare alcuni degli spot elettorali sfoggiati in occasione delle imminenti presidenziali russe, pieni di squallidi riferimenti sessuali, benché questo non sia solo un problema della Russia.
Tra le righe degli articoli della Politkovskaja sono disseminati intensi modelli femminili di virtù: Malika Umaževa, che fronteggia da sola i carri armati mentre invadono il suo villaggio; Ziza Dakaeva, che si prende carico di otto bambini e della cognata impazzita dopo la morte del fratello, nonostante l’estrema povertà; Sufija Chikmentulovna Zul’karnaeva, che cerca ostinatamente la verità sul figlio Marsel’, consegnato in salute all’esercito e restituito in una bara di zinco, deceduto in circostanze sospette; Fatima Bazorkina, madre di Chadžimurad Jandiev, uno dei tanti ragazzi desaparecidos; Zifa Agaeva, che distribuisce con un minuscolo cucchiaino il suo latte materno ai bambini assetati di Breslan rischiando la vita.
Dirà il generale Kadyrov di Anna: «E’ talmente stupida che non conosce neanche il valore dei soldi. Le ho offerto del denaro ma non lo ha accettato». Benvenuta, integrità.
PROIBITO PARLARE
Di Anna Politkovskaja
A cura di Erika Casali, Martina Cocchini, Davide Girelli
Edizione Piccola Biblioteca Oscar Mondadori
Milano, 2007
Premio Tiziano Terzani 2007
Per maggiori informazioni, si consiglia la visione de il Coraggio della Verità, dai contenuti piuttosto forti
http://www.youtube.com/watch?v=-O7CVMFk2Zs&feature=related