Quale forma migliore, se non il concerto poetico, avrebbe potuto utilizzare la regista per dar voce a Simone Weil, la grande filosofa francese definita miracolo dell’anima e della coscienza umana? La sua poetica si è talmente avvicinata al pensiero mistico che utilizzare modelli di comunicazione tradizionali sarebbe stato estremamente riduttivo. E chi, se non Ilaria Drago, avrebbe potuto trovare alternative più convincenti?
A introdurre questa imponente figura è proprio Serena Grandicelli, intelligente organizzatrice della rassegna Scena Sensibile, che fa della voce delle donne un meraviglioso capolavoro di delicatezza.
Ilaria Drago è sola di fronte alla sua apparecchiatura acustica. La scena è essenziale come l’anima stessa di Simone Weil: un ingegno alto e puro, libero da inutili zavorre terrene.
Nella penombra di un palco nudo, il corpo della protagonista ondeggia in estasi, in una dimensione extrasensoriale nella quale si fa fatica a entrare. La sua voce rimane una complicata composizione di delirio, sussurro e canto. Le parole escono a fatica da un cuore sconvolto dalla brutalità dell’odio e dell’egoismo umano. Simone Weil vede la realtà dei campi di concentramento, della fame, dello sfruttamento degli operai nelle fabbriche. La vede come tanti altri, ma la percepisce più degli altri.
Vive sul suo corpo il tormento del prossimo e ne fa esperienza concreta, segnando la sua anima con stimmate sempre più doloranti. Estremamente magra e cagionevole, tormentata da terribili emicranie, decide, come Cristo, di prendere su di sé tutta la sofferenza del mondo, finendo inevitabilmente in sanatorio. Il suo essenziale nutrimento, quello spirituale, lo trae da Padre Joseph-Marie Perrin, al quale non ha remore di esporre le sue riflessioni, anche quando volgono in direzione opposta alla teologia dogmatica della Chiesa tradizionale. La mistica non tollera alcun tramite tra l’uomo e Dio.
La debolezza fisica si trasforma in un mascolino concentrato di energia, in possenti grida di indignazione, quando Simone, turbata da ricordi insopportabili e travolta da una più ordinaria forma di sdegno, si dichiara pronta a combattere la sua buona battaglia a fianco degli oppressi. In questi momenti, più immediati e franchi, anche il pubblico riscopre una concretezza più familiare al comune agire. Simone: una donna così eterea, eppure così umana.
La vocazione alla verità è la vocazione di tutti. Bisogna solo saperla riconoscere. Con questo obiettivo ben saldo nella mente, Simone si trasforma in un’agguerrita Giovanna D’Arco, incapace di comprendere il mondo, stordita dal disagio di dover vivere in esso, ma mossa da una straordinaria forza interiore. Neanche l’impotenza, che a momenti la rapisce, inebetita com’è dall’inspiegabile affermazione del male, può sopravvivere all’amore.
Come leggiamo nel Cantico dei Cantici, le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio.
Questa è la legge di Simone.
SIMONE WEIL – concerto poetico
Compagnia Ilaria Drago
Elaborazione poetica Ilaria Drago
Musiche, sonorizzazioni, luci Marco Guidi
Con Ilaria Drago voce live electronics
Rappresentazione inserita nell’ambito della rassegna Scena sensibile
16 marzo 2012, ore 21
Teatro Argot Studio – Roma