Nella collana Quality Paperbacks la casa editrice Carocci pubblica un testo che vuole sviscerare il rapporto che si instaura oggi fra l’ Anthropos e alcune fra le più innovative creazioni tecnologiche.
Autore: Antonio Marazzi
Titolo: Uomini, cyborg e robot umanoidi. Antropologia dell’uomo artificiale
Editore: Carocci
Anno I ed.: 2012
Antonio Marazzi ha ricoperto la cattedra di Antropologia culturale all’Università di Padova e ha compiuto ricerche sul campo in India e Giappone. È membro del comitato scientifico della rivista internazionale “Diogene – Diogenes”; tra le sue pubblicazioni ricordiamo Lo sguardo antropologico, Antropologia della visione e Antropologia dei sensi.
Intelligenza artificiale, scienze cognitive, computer science, filosofia della mente, bionica e robotica: tutte queste discipline sono, in questo testo, tenute insieme da un critico e vigile sguardo antropologico. Nel nostro interagire quotidiano con i computer, con internet e magari anche con telefoni sempre più tecnologici assistiamo all’arricchimento, mediante la manipolazione di informazioni, della percezione sensoriale umana. Questa così detta “realtà aumentata”, in maniera sempre più sconvolgente, diventa protagonista delle nostre vite quotidiane e risulta allora necessario esaminare quali siano oggi le relazioni intercorrenti fra l’Anthropos e le forme più avanzate e sviluppate della tecnica.
Marazzi in “Uomini, cyborg e robot umanoidi. Antropologia dell’uomo artificiale”, a partire da una rinnovata interrogazione sul rapporto fra Anthropos, Physis e Techne, analizza con attenzione le varie possibili dimensioni dell’interagire umano con le “macchine intelligenti”. Dai primi passi della robotica e della computer science (Turing, Searle ecc.) vengono ripercorsi a grandi linee i maggiori passaggi dello sviluppo di queste discipline, con uno sguardo però attento alle questioni antropologiche che ne scaturiscono. Particolarmente interessanti e innovativi sono quei paragrafi dedicati all’analisi dei diversi modi di relazionarsi con le intelligenze artificiali, sia in fase di progettazione che in fase di interazione.
L’autore descrive modelli teorici che contrappongono non solo diverse teorie sul mentale e su cosa possa -a ragione- essere chiamata intelligenza, ma anche analisi delle diverse componenti culturali che -sotto forma di immaginario collettivo prodotto, per esempio, dalla letteratura o dalla cinematografia- condizionano il rapporto uomo-macchina e il nostro modo di immaginare il futuro. La fondamentale caratteristica richiesta a un sistema intelligente è la sua capacità di interazione con L’Anthropos. Si assiste quindi a diversi modelli d’interazione, derivanti dall’habitus culturale che li informa, ad esempio fra i progetti orientali e quelli occidentali. ad esempio di quanto analizzato, vogliamo citare uno fra i numerosi esempi analizzati nel libro: «In Giappone, non vi è opposizione fra naturale e artificiale perché non vi è opposizione tra la natura da una parte e l’uomo e i suoi artefatti dall’altra. L’uomo modifica la natura […] ma è lui stesso parte della natura. Alla morte ritorna, con il proprio spirito, sotto altra forma. (p.61)».