Valeria Parrella: Antigone

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Gaia Aprea interpreta Antigone di Valeria Parrella. L’eterno conflitto tra legge esterna e legge interna per la regia di Luca De Fusco.

Antigone

di: Valeria Parrella
regia: Luca De Fusco
con: Gaia Aprea, Anita Bartolucci, Fabrizio Nevola, Giacinto Palmarini, Alfonso Postiglione, Nunzia Schiano, Paolo Serra, Dalal Suleiman
scene: Maurizio Balò
costumi: Zaira De Vincentiis
disegno luci: Gigi Saccomandi
musiche originali: Ran Bagno

Dal 9 al 21 aprile 2013 – Teatro Eliseo, Roma

Moltissime epoche potrebbero raccontare la loro Antigone, con il suo bisogno di verità e di autodeterminazione, colei che agisce con pietà ma non secondo legge. Il punto non è rivisitare un mito, che di per sé, in quanto mito, è già attuale ma trovare la chiave di lettura che rende la riproposizione necessaria. Valeria Parrella ha saputo raccontare l’Antigone della nostra epoca e della nostra cultura interpretando il conflitto tra legge esterna e legge interna attraverso una lente attuale. L’accanimento terapeutico e una legge negata sull’eutanasia sono stati il contraltare del terzo millennio al divieto di sepoltura di Polinice.

La regia di Luca De Fusco è essenziale, manca completamente di azione scenica con l’evidente, e riuscito, intento di dare risalto alla forza prorompente della parola. I personaggi spuntano dal buio, da una notte cupa e senza sogni, come fantasmi. Sono personaggi consapevoli, a partire dai due corifei, non seguiti da alcuna voce, nei quali non si rintraccia più una collettività ma solo l’individuo, fino ad Antigone e al Legislatore, moderno Creonte.

Lo spettacolo segue ancora il mito affrontando altri temi: la carcerazione come fine della vita e il suicidio come scelta consapevole. Sono tutti punti assolutamente necessari affrontati con cura e, soprattutto, con poesia. Ci resta nel cuore quella lettera conclusiva che la Parrella immagina scritta dalla sua Antigone durante la prigionia, un dono allo spettatore che, ancora incantato, lascia il teatro.

È una notte cupa e senza sogni. Dall’alto vedo la città. Le strade si incrociano senza soluzione, le mura sono di sabbia, dai soffitti piove anche se il tempo non è guasto, le case non hanno fondamenta. Bisogna cercare nella notte buia. Solo da un sogno nuovo può principiare ora il futuro.

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