Valerio Binasco: Romeo e Giulietta

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Torna in scena, per il terzo anno al Teatro Eliseo, Romeo e Giulietta diretto da Valerio Binasco, premio Ubu per la migliore regia 2011. Sul palco un nuovo Romeo: Francesco Montanari.

Romeo e Giulietta

di William Shakespeare
regia: Valerio Binasco
traduzione e adattamento: Fausto Paravidino e Valerio Binasco
con: Francesco Montanari, Deniz Ozdogan
e con: Andrea Di Casa, Filippo Dini, Francesco Formichetti, Massimiliano Frateschi, Simone Luglio, Milvia Marigliano, Riccardo Morgante, Fulvio Pepe, Giampiero Rappa, Sergio Romano, Marcela Serli, Roberto Turchetta, Gianluca Viola, Antonio Zavatteri
scene: Carlo De Marino
costumi: Sandra Cardini
luci: Pasquale Mari
musiche originali: Arturo Annecchino
regista collaboratore: Nicoletta Robello

dal 26 al 28 marzo 2013 – Teatro Eliseo, Roma

Affrontare Shakespeare è sempre una sfida per un regista teatrale e quando si tratta di un testo come Romeo e Giulietta si rischia inevitabilmente di cadere nel già visto. Ne era consapevole Valerio Binasco, che però ha fatto tutto tranne precipitare nell’ovvio.

Romeo e Giulietta sono due ragazzi innamorati. La bellissima scena del ballo, piena di sfere di luce, ci fa piombare in un’adolescenza mai sopita. L’impatto con sentimenti ancora così incontaminati è fortissimo perché li vediamo circondati da un magma incandescente di crudeltà e ignoranza. Gente che combatte e si odia da sempre, senza una ragione.

Verona è ritratta come una qualsiasi delle provincie italiane, chiusa nel suo perbenismo medio-borghese, in queste rivalità senza fondamento. In scena c’è la banalità dell’odio, quello che nasce dall’insofferenza dell’altro, dalla noia, in una dimensione che potrebbe essere ovunque. Binasco, infatti, è attratto proprio dai personaggi che attorniano i due amanti, e dalla possibilità di raccontare, con tono da commedia, come la cattiveria dell’uomo affondi le sue radici nella stupidità.

Mamma Capuleti, barcollante a causa dell’alcol, è madre inadatta e disattenta, papà Capuleti è anche peggio. Tebaldo è un ragazzo accecato da un odio che non sa neanche da dove provenga. C’è e basta. La balia è una donna dal rigore etico discutibile. Tutti i personaggi sono esasperati, grotteschi e un cast di attori eccellenti dà corpo a questo buffo e triste microcosmo. Filippo Dini, che è sempre un piacere vedere in scena, interpreta un padre Lorenzo giovane e forte, un educatore energico, e sui generis, che oggi potremmo incontrare in un quartiere periferico di città.

In questa nuova edizione, il ruolo di Romeo, che prima era di Riccardo Scamarcio, divo che aveva saputo dare straordinaria prova d’attore, è ereditato da un bravissimo e convincente Francesco Montanari mentre Giulietta resta affidata a un’incantevole Deniz Ozdogan che ha regalato all’intramontabile scena del balcone nuova, giovane  vita.

Alla fine viene innalzato un altare ai compianti giovani amanti, proprio come accadrebbe oggi dopo un fatto di cronaca sconvolgente. Che succederà stavolta? Basterà questo bagno di sangue per portare davvero la pace, per purificare? È quello che accade nel Romeo e Giulietta di Shakespeare ma la chiusura racchiusa in quell’immagine straripante di fiori, orsacchiotti e peluches di vario genere ci suggerisce altro. Quasi un messaggio subliminale. Le storie si ripetono, sempre con la stessa crudeltà. Esiste davvero qualcosa, uno shock morale, un sacrificio, in grado di placare gli animi? Oggi possiamo salvarci semplicemente con dei capri espiatori?

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