Titolo originale “The Hunger”
Regia Tony Scott
Soggetto dal romanzo di Whitley Strieber
Sceneggiatura Ivan Davis, Michael Thomas
Fotografia Stephen Goldblatt
Scenografia Clinton Cavers
Effetti Speciali Martin Gutteridge
Montaggio Pamela Power
Musiche Denny Jaeger
Costumi Yves Saint-Laurent (per gli abiti di Catherine Deneuve)
Cast David Bowie, Catherine Deneuve, Susan Sarandon, Bessie Love
Produzione Richard Shepherd (Regno Unito – 1983)
Durata 100’
Miriam Blaylock e John Blaylock si amano eternamente da più di un secolo e il loro legame sanguinario risiede all’interno di una signorile dimora. I pezzi del loro amore, infranti dentro frantumi e schegge di un passato da ripercorrere per capire il presente, si possono ritrovare in ogni angolo della grande casa. Ma Miriam sembra nascondere qualcosa più dentro se stessa che nell’abitazione. I suoi mariti invecchiano, nonostante siano dei vampiri, mentre lei resta sempre giovane, linda e apparentemente pulita e profumata, come una rampante donna anni Ottanta. Uccide a ripetizione, si porta a casa dei clienti come fosse una prostituta, tenta di dare più sangue possibile alla causa persa in partenza, ma il suo ultimo marito John non ce la fa. La dottoressa Sarah Roberts s’interessa al caso e viene sedotta dall’ammaliante vampira, restandone vittima anch’essa. Secoli di brame brumose e di peccati mortali riemergeranno a galla dagli antichi anfratti della sporca coscienza, per appianare i conti con il sacrificio supremo del sangue e della morte.
La cacciatrice Miriam, The Hunger, dal titolo originale, dà l’impressione di essere carnefice e vittima allo stesso tempo di un incantesimo. Catherine Deneuve, nel ruolo di Miriam, seduce affrontando uomini e donne con lo stesso metro di ruffiana spavalderia: li attira a sé con l’inganno nel luogo dell’impero dell’artificiosa capziosità della seduzione.
David Bowie, l’ultimo marito John, subisce passivamente le vessazioni della propria natura di vampiro, invecchiando mirabilmente in scene di grande effetto, sorrette da una fotografia di notevole impatto, quasi sperimentale nel suo mostrare e celare contemporaneamente i lati oscuri e velati degli orrori di casa Blaylock.
Susan Sarandon intuisce tutto molto presto e, amando il rischio poiché preda di una infantile curiosità, fa visita (non secondo il significato attinente al suo lavoro), nella tana della “lupa”, con tutta l’ingenuità del caso.
Tony Scott imbastisce un prodotto sofisticato e raffinato, sotto una coltre oscura di elementi perturbanti ed affascinanti, tanto quanto i tre attori principali. La sua esperienza da pubblicitario (c’è qualcosa che inizialmente lo legava al contemporaneo regista Adrian Lyne) si denota dalle ricercate scelte fotografiche, per le sfumature che avvolgono gran parte delle immagini del film, in tutta la loro pienezza di sensi.
Le canzoni e le musiche che arricchiscono di significato la storia, portano i nomi di Bach, Schubert, Ravel, Bauhaus e Iggy Pop; per una eterogenea e composita fruizione di logiche/illogiche filtrazioni di sensazioni.
La croce di origine egiziana, che i vampiri del film usano per portare a compimento i loro diabolici propositi, è in realtà, secondo gli Egizi, una croce ansata simbolo di vita.
Dal sangue, la vita. Nel sangue, le vite.