Cosa succede se si mischia il cantautorato italiano con il post punk, il cinema di Tarantino, Pasolini e il calcio?
I Vanbasten, neonata band romana, lo mostrano nel loro primo Ep.
Artista: VANBASTEN
Ep: VANBASTEN
Etichetta: Noia Dischi
Il gruppo si forma nel 2015 grazie all’incontro di Carlo Alberto Moretti (chitarra e voce), Massimiliano De Santis (basso) e Davide Bellopede (batteria). Amano autodefinirsi figli della strada, cresciuti a pane e calcetto in quel così detto “buco nero dell’anti-musica”. Da qui il nome della band e dell’omonimo primo Ep, Vanbasten, un elogio al calciatore divenuto personaggio simbolo, “mito oltre la maglia” della generazione degli anni ’90.
Se idealmente l’associazione tra il mondo del calcio e quello della musica sembrerebbe improbabile e azzardata, in questo caso risulta invece una scelta singolare ed efficace. Il significante e il significato, il come “suona” e il cosa rappresenta si incontrano armoniosamente nel cognome del calciatore e idolo. La poca morbidezza del nome, sia da un punto di vista visivo che sonoro, richiama il genere di musica che il gruppo sceglie di suonare e il tipo di calcio che il giocatore olandese riusciva a portare sul campo.
Lo spirito di cui è innervato tutto il loro primo Ep ne impedisce una trattazione analitica: i brani infatti, strutturati in forma quasi poetica (non troviamo il classico binomio strofa/ritornello), più che ruotare intorno a un concetto musicale o testuale, sembrano soprattutto voler evocare delle immagini, suscitare delle sensazioni. Gli stessi titoli mirano alla “suggestione”: Chewingum, Ragazzi di vita, Come un killer sotto al sole, Pulp, la canzone di Verlaine, cosa sono (oltre che riferimenti cinematografici e/o letterari) se non il suggerimento di un mondo, di una collocazione esistenziale/musicale?
I Vanbasten, attraverso un colorato mix di chitarre e ritmiche alla Joy Division e un approccio vocale che richiama singolari accostamenti The Strokes/Baustelle, proiettano una pellicola popolata da personaggi nostalgici, emotivamente adolescenti, vittime dell’inadeguatezza e della solitudine, immersi in ritmi frenetici e in un universo musicale che non nasconde le sue radici (New Wave/Post punk).
In linea con il genere musicale che hanno scelto di abitare i Vanbasten risultano credibili e convincenti se non fosse per la comprensione a volte difficoltosa delle parole nei testi che rischia di compromettere una connessione empatica con l’ascoltatore.
Complessivamente il prodotto finale, pur non rivelandosi particolarmente innovativo, appare stilisticamente unitario, frutto di un lavoro accurato(anche in fase di registrazione).