TOGHE ROSSO SANGUE
Una produzione LES ENFANTS TERRIBLES
uno spettacolo di Francesco Marino
scritto da Giacomo Carbone
ispirato da Paride Leporace
con Francesco Marino, Emanuela Valiante, Diego Migeni, Sebastiano Gavasso
dall’11 al 13 maggio 2012
Teatro Casa Delle Culture- Roma
Quattro sedie sono l’essenziale scenografia di Toghe rosso sangue. Quattro sono anche gli attori, ma i loro racconti, sul palco, ne evocano tanti altri: sono ben 27 i magistrati italiani che, tra il 1969 e il 1994, sono morti per mano della mafia, della ‘ndrangheta, del terrorismo rosso, di quello nero o di occasionali assassini.
Lo spettacolo è dedicato, in particolare, a sei di loro, Agostino Pianta, Emilio Alessandrini, Mario Amato, Bruno Caccia, Paolo Borsellino, Paolo Adinolfi. Dei 27 eroi, Francesco Marino, Emanuela Valiante, Diego Migeni, Sebastiano Gavasso, raccontano la morte, ma anche e soprattutto la vita, fatta di cose semplici, di atti quotidiani, di un bacio dato alla moglie prima di andare incontro alla morte con un paio di scarpe bucate. Ci dicono i nomi dei loro figli, e ci ripetono più e più volte i loro nomi e le date in cui, per colpa di queste vite semplici, ma scomode, spese nella lotta in difesa della giustizia, sono morti. E’ un’ esortazione a non dimenticare, perché troppo spesso ciò che rimane della notizia è solo che hanno ammazzato un giudice, mentre il fatto che avesse una vita al di fuori del lavoro o che fosse stato lasciato solo dallo Stato e dai colleghi – perché ci tengono alla vita, loro! – lentamente scivola nell’oblio ed è come ucciderli una seconda volta. Più ascolti e più ti convinci che certe cose andrebbero ripetute spesso, essendo facile scordare queste notizie.
E’ Paride Leporace, autore del libro di cui lo spettacolo è adattamento drammaturgico, a rendersi conto di questa urgenza: è nella sua redazione e ha di fronte a sé l’elenco dei 27 nomi di magistrati uccisi. Chiede ai suoi collaboratori quali tra quei nomi, oltre a quelli di Borsellino e Falcone, conoscessero: in quel momento capisce che c’è un vuoto di memoria nel nostro paese ed è nato in lui il desiderio e la voglia di andare a ricercare quei nomi che forse anche lui aveva dimenticato. Va quindi riconosciuto a Leporace, a Francesco Marino e a Giacomo Carbone, rispettivamente regista e autore dello spettacolo, il merito di aver reso onore a chi ha dato la vita per la giustizia, ma anche al permetterci di riscoprire un pezzo importante di storia italiana. La spartana messa in scena è perfettamente misurata e appropriata all’argomento. L’impeccabile interpretazione dei quattro attori fa sì che la semplice pronuncia di un nome abbia la potenza di un calcio nello stomaco e la forza di evocare visi, sorrisi, sguardi di chi sapeva che gli altri sapevano e aveva capito che gli altri avevano capito, ma nonostante tutto andava avanti e se ne futtìa. Perché ognuno di loro sapeva bene il rischio che correva, come ci lascia intuire l’autore Giacomo Carbone attraverso il personaggio con cui ricorda Paolo Borsellino: la postina del giudice in via D’Amelio, interpretata dall’intensa Emanuela Valianti in uno dei monologhi più toccanti dello spettacolo. Erano quelli che davano fastidio a tanta gente, ma nonostante questo continuavano a inseguire verità scomode. Come Paolo Adinolfi, l’ultimo dei 27 nomi di quell’elenco: l’ultima volta che l’hanno visto è stato nel 1993, sull’ autobus numero 4 che tutte le mattine lo portava dai Parioli a Piazza Zama. E’ forse, il suo, il caso più misterioso tra quelli presentati: di lui non sappiamo neanche se e come sia morto. E’ scomparso nel nulla. Per Paolo Adinolfi bisognerebbe arrivare almeno ad una verità; di tutti si deve conservare per sempre il ricordo della grande dedizione alla giustizia, del forte senso civico e del coraggio di seguire incondizionatamente i propri principi. Ricordare e riflettere è ciò che Toghe rosso sangue ci aiuta a fare. Da vedere.