«Veronica è la moglie di un uomo potente, molto potente e molto noto. Può essere un leader politico, un grande imprenditore, un banchiere di importanza mondiale, un tycoon dei media. Può anche essere tutte queste cose insieme. Quest’uomo è travolto da scandali sessuali. Da quest’uomo, Veronica, sta divorziando.»
Veronica
Regia e drammaturgia: Fabio M. Franceschelli
Con: Cristina Aubry
Disegno luci: Marco Fumarola
Scene: Cinzia Iacono e Fabio M. Franceschelli
Produzione: OLIVIERIRAVELLI_TEATRO
In collaborazione con: amnesiA vivacE – Consorzio Ubusettete – Franz Biberkoff
Con il sostegno di: CENDIC
Ufficio stampa: Marzia Spanu
16-28 ottobre – Teatro dell’Orologio, Roma
Nell’ombra di ogni uomo potente si dipana, giorno dopo giorno, la vita di una moglie, first lady ad honorem, che non sempre ha potuto o saputo scegliere consapevolmente il proprio ruolo a venire. La giovane età, la scarsa cultura o l’appartenenza sociale possono determinare un matrimonio, che incastra la donna in un futuro patinato e claustrofobico, dal quale, poi, le sarà difficile liberarsi. L’amore coniugale sarà forse sacrificato sull’altare della politica, della rappresentanza, della visibilità mediatica, delle logiche del potere. Lo stesso attaccamento materno ai figli risentirà, allora, di un vissuto quotidiano irrigidito dalle formalità. Le amicizie si potranno rivelare ipocrite e interessate, le relazioni con gli altri perderanno calore, a causa dei filtri sociali che dovranno attraversare.
Veronica, moglie di un uomo potente, è un’attrice e non a caso ricorda, nel suo monologo interiore di fronte a un bicchiere di vino rosso, la Medea tragica di Euripide, ribellatasi al duplice tradimento, coniugale e politico, del marito: una Medea che arriva a uccidere i figli propri e di Giasone, come atto estremo di libertà, di giustizia e di autoaffermazione. E non a caso il monologo di Veronica si apre con una Nora ibseniana risvegliata, che non può più sopportare di restare chiusa, eterna bambina, in una casa di bambola.
La Veronica di Fabio M. Franceschelli, però, è una donna del nostro tempo. Più che espliciti sono i riferimenti del testo alle vicende in parte parallele di due celeberrime coppie, una italiana l’altra francese, in entrambe le quali il marito è un politico di punta: due donne sposate a uomini di potere, entrambi coinvolti in scandali sessuali; due storie ben note – e tristemente – ai nostri contemporanei, in particolare quella italiana. Accade così, che di fronte a un monologo fine e sfaccettato, interpretato con brio e passione dall’attrice Cristina Aubry, ci si trovi più volte a sorridere per l’azzardato accostamento, che resta tra le righe, fra personaggi euripidei o ibseniani e protagonisti in carne e ossa della storia contemporanea. In uno Stato come l’Italia, in cui il divorzio è un diritto acquisito da quasi quarant’anni e la gabbia del matrimonio ha sempre una porta aperta, in una società internazionale in cui la donna altolocata raramente può essere priva di strumenti di riflessione sul proprio ruolo e all’oscuro delle questioni politiche – anche se queste continuano ad essere gestite prevalentemente dagli uomini -, il dramma individuale della first lady difficilmente assurge alla condizione universale della moglie-eroina, vittima di un cappio coniugale ingrassato di potere. La Veronica di Franceschelli è consapevole delle proprie contraddizioni, dei privilegi di cui gode grazie al matrimonio, della complessità delle ragioni per cui la vita può portare una donna a legarsi con un uomo controverso. E interessanti sono gli accenti di pietà umana per la meschinità della vita di entrambi, marito corrotto e moglie marginale, vittime di cosa?, o il guardare in faccia l’età senile o la morte, uguale per tutti e che tutti ci lascia delusi. Meno credibile, invece, è l’amore uxorio, duraturo, sincero e fedele, della protagonista per un marito notoriamente immorale. E ancor meno convincente, alla luce dell’attualità che ha ispirato il personaggio, è la verve vendicativa e distruttiva di Veronica, la sua ansia di rivoluzione, laddove le vicende storiche, umane e politiche che hanno ispirato il testo si sono risolte sotto gli occhi di tutti, nella realtà recente, in mere, seppur astronomiche, transazioni finanziarie.