Via Crucis, ovvero l’iconografia della voluttà nella Passione di Cristo di Botero

0
Artista: Fernando Botero
Titolo: Via Crucis. La passione di Cristo
Luogo: Palazzo Esposizioni, Via Nazionale 194
13 febbraio – 01 maggio 2016

Dopo New York, Medellìn, Lisbona, Santiago, Panama e Palermo, la serie “Via Crucis. La Passione di Cristo” realizzata nel 2010-2011 da Fernando Botero arriva anche a Roma. 27 tele a olio – di grandi e piccole dimensioni – e 34 opere su carta a matita, colori e acquerelli, animano gli spazi di Palazzo Esposizioni, tracciando un significativo percorso fatto di cromatismi e rotondità. Gli inconfondibili personaggi che abbondantemente popolano le sue tele e che hanno reso unico il suo stile in tutto il mondo, raccontano qui il mistero della vita e della morte, fulcro di tutta la teologia cristiana. Botero li rende attori e spettatori di una sofferenza che non si comprende, che si osteggia, che si schernisce, che si patisce. Il tema della Via Crucis – che è andato via via scomparendo nelle rappresentazioni artistiche lungo i secoli – trova qui una rinnovata chiave di lettura: contemporanea, per cifra stilistica e uso di personaggi moderni all’interno delle composizioni; e fortemente ispirata agli stilemi tardo gotici-quattrocenteschi di Giotto, Masaccio, Paolo Uccello per ciò che concerne lo studio delle forme. È infatti il volume ciò che interessa maggiormente l’artista colombiano, la tridimensionalità in quanto elemento potenzialmente costituente una spazialità applicabile non solo alla scultura, ma anche alla pittura. Il pathos espresso dai personaggi di Botero è tale da tramutarsi in solida forma volumetrica che, proprio grazie alla sua massa, racconta il dramma religioso cristiano e, al contempo, quello esistenziale umano imperniato sulla morte e sulla sofferenza. La forma solida nelle sue tele risuona di una delicata potenza espressiva che si manifesta nelle lacrime che scorrono sul viso rattristato della “Veronica” (2010); in quelle di Maria, dagli occhi arrossati consunti dal pianto, in “Madre de Cristo” (2010); nelle gocce di sangue che velano il volto di Gesù in “Cabeza de Cristo” (2010); o, ancora, che segnano il legno della croce in “Madre Afligida” (2010). La veridicità di questi dettagli pittorici si avvicina al pathos fiammingo Quattrocentesco delle donne piangenti della “Deposizione” di Rogier van der Weiden o alla pittura italiana del Mantegna con la Maria affranta del “Cristo Morto”. Un fil rouge sottile – ma presente in tutte le opere in mostra – sembra annullare la distanza temporale tra Botero e questi pittori che hanno fatto la Storia dell’arte, a favore di una narrazione costantemente rinnovata e capace di comunicare ancora tanto a chi osserva.

tris2

Quelle della Via Crucis, che dovrebbero apparire situazioni iconograficamente povere, in Botero si caricano esteticamente grazie a quegli equilibri cromatici che ben bilanciano le opulenti forme. L’artista colombiano che per tutta la vita ha tenacemente scelto di dipingere soggetti capaci di dare piacere estetico allo spettatore, si trova qui a dover confrontarsi con un tema che non tratta la bellezza in quanto tale, l’appagamento del piacere sensuale volumetrico, bensì la sofferenza umana. Il senso di questo lavoro di Botero sta allora nel paradosso di creare forme rotonde, naturalmente evocanti un senso di comicità, che fungano da medium per raccontare visivamente la drammaticità della Via Crucis. Così come nell’opera “Jesus encuentra a su madre” (2011), dove una folla in bianco e nero e in abiti moderni, dai volti espressivi ed eloquenti, fa da sfondo compatto all’incontro sofferto tra Maria e Gesù, la cui tunica stracciata appare come unica connotazione cromatica che spicca sul tutto – insieme al volto arrossato per il troppo pianto della donna. Il dolore della madre si riversa sul figlio stante che appare quasi aggrappato alla croce che porta con sé, chiuso in un silenzio di rassegnazione. La folla in Botero appare spesso come una moltitudine fagocitante di visi bisbiglianti, contrariati, urlanti. In “Jesus y la multitud” (2010) la figura di Gesù, nuda e sanguinante, tace nel mezzo di tante bocche aperte. Lo sguardo rivolto verso il basso esprime la resa e l’accettazione di una volontà imperscrutabile, che non può essere che assecondata. Qui Botero dissolve le distanze temporali – come fa anche in altre tele – inserendo personaggi abbigliati modernamente in scene contenenti, invece, elementi d’ambientazione d’epoca, come le fiaccole sullo sfondo che imprimono un senso di movimento al tutto. C’è chi va, chi viene, ognuno dice la sua, ma al centro di tutto, più grande del resto, rimane impassibile il mistero della sofferenza. Ieri come oggi.

F.Botero, Jesus encuentra a su madre, 2011, museo colombiano di Antioquia

F.Botero, Jesus encuentra a su madre, 2011, museo colombiano di Antioquia

F.Botero, Jesus y la multitud, 2010, museo colombiano di Antioquia

F.Botero, Jesus y la multitud, 2010, museo colombiano di Antioquia

Personaggi moderni che si interfacciano direttamente con il Cristo di Botero si ritrovano ne “El desnudo de Cristo” (2010) dove Gesù spogliato delle vesti, su un Golgota deserto, è tenuto a sinistra da un soldato romano e a destra da un uomo con tanto di orologio, catenina d’oro e camicia hawaiana. E ancora ne “El beso de Judas (2010), dove troviamo un Giuda dei nostri giorni oltre che l’autoritratto dell’artista stesso, di dimensioni più piccole, vestito in giacca e cravatta in basso a sinistra, come era uso nella tradizione storico-artistica per rappresentare i committenti/donatori delle opere.

F.Botero, El beso de Judas, 2010, museo colombiano di Antioquia

F.Botero, El beso de Judas, 2010, museo colombiano di Antioquia

Botero qui è testimone della Storia, allo stesso modo in cui sono testimoni i bambini e le donne affacciati alle porte delle case o alle finestre, che assistono empaticamente alla Via Crucis dolorosa di Cristo – vedi “Simon ayuda a Jesus” (2011) o “Flagelaciòn de Cristo” (2010). Ne “El camino de las penas” (2010), davanti allo sguardo impotente della donna spaventata al di là della porta di casa si consuma la violenza del soldato – qui in abiti moderni – che rimane indifferente al sangue che scorre sul corpo di Gesù, con i gomiti e le ginocchia arrossati per le cadute lungo la via sotto il peso della croce.

F.Botero, El camino de las penas, 2010, museo colombiano di Antioquia

F.Botero, El camino de las penas, 2010, museo colombiano di Antioquia

Gli occhi chiusi del Cristo e la sua espressione mesta e rassegnata culminano nella grande tela “Crucifixiòn” (2011), dove la scena della Crocifissione avviene dentro Central Park. Un Cristo dall’incarnato verde come gli alberi del parco, inchiodato sull’albero della croce, si erge al centro del cuore pulsante di New York. Da lontano, microscopici, si intravedono lungo un vialetto del parco i passanti, mamme e bambini a passeggio, l’umanità di ogni giorno. Come se Botero volesse ricordarci che sebbene la morte dell’individuo – anche intesa metaforicamente – paia qualcosa di improbabile e intangibile mentre si sta vivendo, è in realtà parte stessa dell’esistenza di tutti e passaggio – così come lo è stato per Cristo – che conduce a una vita nuova. Il mistero teologico della vita e della morte che Botero cerca di reinterpretare attraverso le sue forme rotonde, si palesa nell’immagine di un Cristo uomo più che Dio, sconfitto e dalla pelle verde, silenzioso e sanguinante. Non c’è nessun Christus triumphans qui. E forse è proprio questo che l’artista vuole sottolineare attraverso questo interessante percorso per immagini. Il colore e la drammaticità – rimandi a quell’iconografia cristologica tipica dell’espressionismo tedesco Quattrocentesco di Grunewald per esempio – sono nei lavori di Botero significanti e fondativi dell’opera stessa. Attraverso il linguaggio espressionista dell’artista, anche un tema come quello della Via Crucis è ancora capace oggi di parlare alla contemporaneità per mezzo di quelle forme così piene, ma allo stesso tempo così sublimi che non si può far meno di guardare, e riguardare.

F.Botero, Crucifixiòn, 2011, museo colombiano di Antioquia

F.Botero, Crucifixiòn, 2011, museo colombiano di Antioquia

Print Friendly, PDF & Email
condividi:
   Send article as PDF   

Autore

Cristina Palumbo

Lascia un Commento

Continuando ad utilizzare il sito, l'utente accetta l'uso di cookie. Più info

Le impostazioni dei cookie su questo sito sono impostati su "consenti cookies" per offrirti la migliore esperienza possibile di navigazione. Se si continua a utilizzare questo sito web senza cambiare le impostazioni dei cookie o si fa clic su "Accetto" di seguito, allora si acconsente a questo.

Chiudi