VIAGGIO INTORNO AL MONDO, VIAGGIO DENTRO L'UOMO

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Dal 3 dicembre 2011 al 29 Aprile 2012, negli spazi espositivi della Pelanda, al MACRO Testaccio, saranno esposti oltre 200 lavori del fotoreporter Steve McCurry.  La mostra, curata e allestita da Fabio Novembre, trasforma lo spazio chiuso e limitante del museo in un villaggio nomade abitato da uomini e donne stanziati in capanne di ferro appositamente realizzate.  Il percorso è prestabilito, cosicché l’osservatore, o meglio il viaggiatore, possa conoscere e comprendere le realtà, le analogie e le differenze che tra queste s’instaurano. In quanto testimonianza visiva delle diversità e dei conflitti che animano la terra, Steve McCurry espone foto le quali hanno poco a che fare con l’odierno capitalismo occidentale: mostra una realtà orientale con vesti diverse da come ci si aspetterebbe. Dal Pakistan all’Afghanistan, dal Tibet a Kabul e alla Sicilia vengono catturati volti, espressioni, movimenti. L’uomo è narratore e protagonista.

Le realtà che i ritratti raccontano sono spesso in contrasto tra loro: uno stesso oggetto è vissuto in modalità diverse. In India troviamo un uomo che attraversa l’acqua con una vecchia macchina da cucire tra le mani, mentre a Venezia un altro uomo canta su una gondola. In Afghanistan il gioco dei bambini si svolge con una pistola tra le mani, in India i cannoni delle macchine da guerra fungono da altalene… La cultura e la storia di un Paese si riversano in ogni aspetto del vivere quotidiano, anche nel modo di camminare, che dal Kuwait alla Sicilia non è mai stato lo stesso. L’unica esperienza che lega allo stesso modo le vite dei protagonisti è il dolore: la malattia colpisce l’uomo al di là delle usanze e dei luoghi che lo caratterizzano. Le lacrime e le grida di disperazione si uniscono sotto lo stesso tessuto: bambini afghani, uomini siciliani, donne giapponesi vivono il fardello della vita allo stesso modo.

Con l’obiettivo di raccontare la verità, McCurry passa dal viaggio intorno al mondo al viaggio dentro l’uomo.  I protagonisti di quest’esperienza si palesano, privi di qualsiasi finzione, all’interno degli usi e dei costumi del loro paese: colori forti caratterizzano i ritratti. Camminando nel villaggio non si trovano foto in bianco e nero poiché, spiega McCurry, la vita è fatta di colori, come la realtà più dolorosa, la morte che, se esiste, deve necessariamente prendere i colori della vita.  Nelle sue foto l’aspetto privilegiato è lo sguardo: occhi grandi, fissi su chi guarda, ti seguono da lontano, quasi ad imporsi in tutto il loro terrore, la loro paura, la loro pace. Occhi che trafiggono lo spazio e sembrano gridare: questa è la mia storia e tu devi conoscerla. Occhi che ti conducono al passaggio dal guardare al vedere, dall’essere oggetto al farsi soggetto; imprigionandoti con le catene della loro esperienza chiedono la tua emancipazione da tutto ciò che è già dato. Occhi che riescono a renderti protagonista.

L’immediatezza con cui le foto sono state scattate, l’autenticità delle espressioni, vanno oltre l’idea di reportage, così come il lavoro di McCurry rompe i canoni classici del foto-documentario. Questa realtà può raccontarsi solo da sé e con questi scatti trova finalmente la voce per farsi ascoltare.


STEVE McCURRY
Macro - La Pelanda - Centro di produzione culturale, 3 Dicembre 2011 - 29 Aprile 2012,

foto Steve McCurry, Pescatori, Weligama, Costa Sud, Sri Lanka, 1995.

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