«E cielo e terra si mostrò qual era: la terra ansante, livida, in sussulto. Il cielo ingombro, tragico, disfatto: bianca bianca nel tacito tumulto una casa apparì sparì d’un tratto…».
«E nella notte nera come il nulla…il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo, e tacque… Soave allora un canto s’udì di madre, e il moto di una culla».
Le parole del poeta Pascoli vengono declamate come preludio al concerto. Il lampo e il tuono sono elementi naturali straordinariamente adatti a sintetizzare la performance: la musica irrompe nel silenzio, illumina la notte, sconvolge gli animi e, infine, rassicura.
Chi avesse dubitato che tanta bravura potesse contraddistinguere musicisti così giovani si sarà sicuramente ricreduto. Il pianista François Gassion e il violoncellista Jacob Shaw hanno dimostrato di saper unire all’energica freschezza della loro età, capacità artistiche degne del più maturo dei professionisti. Spaziando tra generi diversi, essi viaggiano dalla Francia (G. Fauré – Elegie Après un rêve) alla Norvegia (E. Grieg – Sonata per violoncello e pianoforte in La Minore Op. 36), dalla Repubblica Ceca (D. Popper – Rapsodia Ungherese) alla Spagna (Manuel de Falla – Siete canciones populares españolas) fino ad arrivare nella Terra del Fuoco, al tanto atteso Grande Tango di A. Piazzolla.
Le emozioni del pubblico si susseguono vertiginose: la dolce melodia del pianoforte, appena accarezzato, produce un malinconico abbandono, una catarsi di tensioni, l’effetto di una magica ninna nanna, che acquieta l’anima in tempesta; il violoncello, che si intromettere per rispondere, impertinente, al suo compagno di suono, dà nuovo vigore all’andamento, in un crescendo di reciproche battute che si rincorrono, nel tentativo di scavalcarsi, come in un alterco tra innamorati. Poi l’energia si fa drammatica, emotivamente sconvolgente, fino al silenzio. L’assolo, ricevuto come dono prezioso, permette alla platea di gustare il suono nitido e puro dei singoli strumenti, la loro vera essenza.
L’accostamento dei pezzi conserva una propria logica: la melodia evolve da uno stile intimistico, classico e raffinato, mesta meditazione raramente compiacente a romantici subbugli, a un andamento allegro e marcato, sciolto e libero, puntellato di pizzichi sonori che, a mo’ di vivaci stille di pioggia, anticipano un prorompente temporale. A seguire, il ritmo si fa struggente e drammatico, quietato solo dalla dolcezza soave delle canzoni popolari, fino al climax di un passionale tango.
I due musicisti, spensierati e autorevoli a un tempo, vivono un rapporto simbiotico, ardente e appassionato, con i loro strumenti. Gassion e Shaw sono amanti entusiasti, seri, profondi. Il loro sorriso grato, al termine del concerto, così dolce e umano, li riporta nell’universo dei comuni mortali. Quant’è bella giovinezza, è proprio il caso di dire, arricchita da tanta grazia e maestria.
Non ci sono né lampi, né tuoni, questa sera, nel centro di Roma. Il cielo, di un magnifico blu di Persia, copre il Teatro Marcello con un immenso, magico mantello. Una brezza delicata ha sparpagliato le note tra le rovine, come polvere di stelle, rendendo il nostro viaggio, tra musica e storia, semplicemente incantevole.
I Concerti del Tempietto
Jacob Shaw (violoncello) e François Gassion (pianoforte)
Musiche di G. Fauré (Elegie Après un rêve); E. Grieg (Sonata per violoncello e pianoforte in La Minore Op. 36); D. Popper (Rapsodia Ungherese); Manuel de Falla (Siete canciones populares españolas); A. Piazzola (Grande Tango per violoncello e pianoforte).
Venerdì 26 agosto 2011, ore 20.30, Teatro di Marcello – Roma