Sopra a Trinità dei Monti, per la sua terza serata, la quarta edizione di Villa Aperta mette sul piatto tre live di elettronica che la metà basta. Un festival dedicato alla creazione musicale di ogni genere ed estetica, che fa sue le tendenze più attuali del rock, del pop e dell’elettronica.
Line up: Krisma, Arnaud Rebotini, Erol Alkan
Dove: Villa Medici
Quando: 8 Giugno 2013
Info: programma Villa Aperta 2013
Ascolta:
Krisma. Christina Moser e Maurizio Arcieri, nati post-punk, si spostano velocemente all’elettronica pop sul finire degli anni 70. Melodie ombrose, berlinesi, ectoplasmi di liriche come in Samora club. Il caldo industriale e spaziale delle gloriose basi registrate, su cui s’innestano gli interventi live della Roland Juno-G. Spirito DIY, il leone e la leonessa delle prime savane elettroniche ruggiscono ancora. Sinuosi e a loro agio anche nei passaggi più nostalgici del loro storico repertorio. Peccato l’uso del play back, vogliamo però credere che sia anch’esso previsto in questo revival targato 1982, anno di uscita di Clandestine Anticipation di cui si festeggia qui il trentennale. Decisamente gustosa Gott gott electron. Un passaggio vivace che scalda il pubblico. Quantum, pezzo nuovo, conferma la verve orchestrale e magniloquente dei loro suoni più cristallini. La storia dell’elettronica italiana.
Arnaud Rebotini. Techno. Pura. Analogica. Circondato da una quantità di strumentazione come se fosse di fronte ad un organo gigantesco è come un moderno monaco. Cattivo però. Un diavolo nella cappella ecclesiale. I synth sono diabolici e il pubblico va in delirio. Delirio satanico. L’inferno vero della techno. Le distorsioni laser e le note percussive all’idrogeno come di battaglie tra diodi e transistor tra loro nemici. Elettronica classica costruita su robotiche melodie terrorizzanti e illimitate. Impomatato, baffone, camicia e catena, Arnaud se ne fotte di tutti e tutto e procede livido. Gangster della console. Coatto da brividi. Un blade runner mostruoso a cavallo dei secoli: estetica anni 70 e produzione musicale da buchi neri che ingoiano ogni cosa. Chiude con una nota lunga, organica. Un’affascinante cattedrale tecno-logica. Gigantesca.
Erol Alkan. Debutta giusto venti anni fa come dj a Londra e nel tempo ha missato calibri pesanti come Franz Ferdinand, Bloc Party, MGMT, Digitalism, Duft Punk, The Chemical Brothers. Il suo benvenuto è un ambiente sonoro morbido e vivace. Jungle e deep house, contro tempo tribali e corteggiamento dub. Poi le ritmiche si fanno più incisive e invitanti. Continuamente screcciate e ultra basse. Loop incandescenti e reminescenze dance. Interrotto da brevi momenti di silenzio, riparte sempre più veloce. Una divisione in capitoli di una potente e riverberante storia sintetica. Si balla apertamente. Something for your mind è la frase che sceglie per lavarci il cervello scaraventandoci addosso un’interminabile cantato sincopato. Una cascata di bit che penetrano nel cervello come grossi chiodi di legno. Accettiamo di star bene nel suo mondo di velluto fluorescente e spegniamo il cervello.
Una chiusura solida per questa terza serata del festival, dedicata all’elettronica da dancefloor.