Vincenzo Manna | Cani

0

immagine_cani_definitiva

testo e regia di Vincenzo Manna

con Federico Brugnone Aram Kian Zoe Zolferino

disegno luci Javier Delle Monache

service Easy Light

costumi e oggetti di scena Cassepipe Compagnia

direzione di produzione Alessia Esposito

comunicazione Benedetta Boggio

direzione artistica Valeria Orani

20 Novembre 2016, Teatro Vascello, Roma

La sensazione che si ha quando si esce dal teatro dopo aver visto Cani è quella di aver appena subito una violenza, una violenza brutale.

In soli trentacinque minuti si scivola inesorabilmente in un tunnel di follia, solitudine e devastazione.

Cani, uno spettacolo di Vincenzo Manna, è un primo studio, un’opera ancora in corso di creazione, un piccolo assaggio.

Ci troviamo in un passaggio di frontiera tra due paesi in guerra, siamo in alta montagna: due soldati vivono da due anni in completo isolamento, K, il più anziano dei due, trova un uomo che decide di imprigionare, credendolo una spia nemica.

Questo è l’antefatto, lo spettacolo si apre, con un susseguirsi di flash luminosi nel buio della sala. Quando questa “tempesta” avrà fine, il pubblico trova i due uomini che sembrano non avere nulla in comune, a parte il piccolo spazio che condividono. K è un personaggio instabile, iracondo e violento, mentre il compagno sembra essere più incline alla ragione e alla lucidità. La loro vita scorre lenta, scandita attraverso i mutamenti atmosferici e l’abbaiare di un cane. È una vita solitaria, fatta di pensieri di solitudine che divengono dialoghi-solo, come quelli di K, che parla spesso a se stesso in preda a un delirio paranoide. La situazione, già pesante di sé, precipiterà con l’arrivo di una ragazza, che non parla la lingua dei due soldati. Da questo momento in poi, la follia di K esploderà in tutta la sua spietatezza e sfogherà tutta la sua brutalità.

La natura è onnipresente e osserva tutto: la pioggia, il vento, la nebbia che diventano compagni instancabili dei personaggi, rappresentati con trovate registiche, come l’utilizzo di una ventola davanti al palco per simulare il vento. In mezzo a questa onnipresenza, quello che risalta agli occhi è la situazione di solitudine e di abbandono con cui l’essere umano fa i conti trovandosi di fronte alla propria follia.

Cani è uno spettacolo difficile da portare in scena, non a caso, il testo è stato inserito nell’antologia New writing Italia. Dieci pezzi non facili di teatro. La prova attoriale non è stata precisa e lineare, mostrando uno stile fin troppo “recitato”, soprattutto nei momenti di maggior pathos. Si avverte la mancanza di uno snodo maggiore della trama, un approfondimento più intimo di tutti i personaggi presenti in scena, ma questo dipende sicuramente dal fatto che il lavoro è ancora in fase di studio.

Tuttavia, Cani riesce nel suo intento di violare, di mettere sotto shock il pubblico, che torna a casa con una sensazione di oppressione, mista a quella di aver assistito a qualcosa di terribile.

 

Print Friendly, PDF & Email
condividi:
   Send article as PDF   

Autore

Ottavia Coteni

Lascia un Commento

Continuando ad utilizzare il sito, l'utente accetta l'uso di cookie. Più info

Le impostazioni dei cookie su questo sito sono impostati su "consenti cookies" per offrirti la migliore esperienza possibile di navigazione. Se si continua a utilizzare questo sito web senza cambiare le impostazioni dei cookie o si fa clic su "Accetto" di seguito, allora si acconsente a questo.

Chiudi