La II edizione (Im)perfette armonie del concorso Scene da una fotografia, promosso dalla compagnia DoveComeQuando è stata vinta dal progetto fotografico American Buffalo di Maura Manfredi e Mario Squeglia, foto di Luca Rossini.
Queste le motivazioni della giuria: “Gli scatti sono testimoni di una tecnica assodata, una buona composizione e un attento editing. Agli spettatori viene mostrata una realtà che si manifesta esternamente come perfettamente armonica nel suo accento americano, che non può che ricordare “Il grande Lebowski”. Una perfezione che sembra nascondere dis-armonie interiori tra tratti malinconici e momenti ludici. Interessante inoltre l’idea di mostrare allo spettatore, in tutta la loro imperfezione, le vite dei personaggi al di là del testo teatrale, realizzando uno spettacolo nello spettacolo che consente di immergersi nelle memorie visive dei protagonisti”.
Info:
Presentazione di Luca Rossini
“American Buffalo – Una storia Fotografica’ è uno spettacolo nello spettacolo, una raccolta di fotografie/ricordo. Una sorta di vecchio album di famiglia che ci immerge dentro le memorie visive dei personaggi, mostrando, in tutto il suo grottesco squallore, il mondo in cui Don, Bob e “Teach” vivono, quando non sono chiusi nel junk shop a cospirare improbabili vendette.
Nell’Arte il momento ultimo del processo creativo coincide con la messa in mostra del proprio lavoro. Finalmente dopo mesi, a volte anni, si prende la propria creatura per mano e si accompagna verso il mondo esterno sperando che possa essere apprezzata e amata. Nelle arti plastiche la linea tra un prima e un dopo la creazione è ben definita dalla presenza di un oggetto, ciò rende più facile per lo spettatore immaginare il meticoloso lavoro che ha portato alla definizione dell’opera.
Nel Teatro invece lo spettatore è concentrato su quello che accade sul palcoscenico e poco lo interessa sapere che in fondo lo spettacolo è la parte meno creativa e interessante per l’attore, e che quello a qui veramente quest’ultimo aspira è entrare nel modo di sentire di un altro essere umano: scoprire nella propria mente desideri, pensieri, ambizioni che mai avremmo pensato potessero sfiorarci, fino ad addormentarsi la sera sognando da personaggio. Lo spettacolo è solo la punta dell’iceberg: quanto più il lavoro sotto la superficie è stato profondo tanto più in scena quella punta brillerà conquistando gli occhi e il cuore di chi guarda; i personaggi sono già vivi mesi prima del momento in cui si sta guardando e quando tutti torneranno alle loro case, continueranno a esserlo. È come se fissassero un appuntamento al teatro ogni sera per vivere ciclicamente gli stessi eventi, poi di giorno, fanno altro, vanno al bar, lavorano, si arrabbiano, si innamorano, vincono e perdono. Frequentano posti, amici e nemici, che lo spettatore non conoscerà fisicamente, ma che nella loro vita esistono, e come tali li condizionano, li cambiano, li modellano, insomma ne fanno quei particolari ed unici esseri umani.
Ci è sembrato che questa fase di ricerca e preparazione che precede e pian piano fluisce nella creazione di un personaggio, fosse così interessante e ricca di spunti di riflessione per chi assiste da diventare una forma d’arte per se stessa. Questo progetto nasce quindi con il proposito di dare una suggestione in più allo spettatore: offrirgli la possibilità di andare oltre gli eventi scenici entrando nella vita di quei personaggi così dannatamente reali.”