Virginia Guidi, mezzosoprano, attrice e scrittrice. La sua attività di cantante è in gran parte dedicata allo studio e all’esecuzione della musica contemporanea ed elettronica. L’abbiamo intervistata proprio su questo argomento.
Virginia Guidi su Circuito Musica
Foto di copertina: Giuseppe Silvi
Nel tuo lavoro dedichi molta importanza all’interpretazione della musica vocale contemporanea ed elettroacustica. È facile muoversi in un repertorio così variegato e poco convenzionale?
All’inizio è stata molto dura. L’ottica con cui approcciare la musica d’avanguardia è estremamente differente da quella utilizzata per la musica tradizionale: il compito di un interprete cambia in modo essenziale. Abituati culturalmente all’approccio belcantistico italiano della voce, dove questa è solo pura melodia che quasi «galleggia» sopra una struttura musicale talvolta secondaria, la musica contemporanea, e soprattutto quella elettronica, rende la voce strumento in una struttura, spesso multidimensionale, creando infatti una prospettiva più ampia e sicuramente non canonica di interpretazione e fruizione.
Quanto differisce l’approccio vocale alla musica elettroacustica o contemporanea rispetto all’esecuzione della musica più tradizionale? Il percorso formativo, intrapreso dagli studenti di canto nelle istituzioni come i conservatori, fornisce adeguati strumenti all’interprete?
L’approccio è strutturalmente differente. In primis la grammatica, spesso estremamente lontana da quella tradizionale, rende meno immediata la comprensione di un brano contemporaneo rispetto ad uno tradizionale. L’uso di una pratica differente porta l’interprete ad una consapevolezza maggiore del proprio strumento che molto spesso viene condotto al limite delle sue capacità. Una cosa estremamente stimolante è trovarsi spesso da soli sul palco. Il cantante è culturalmente abituato ad essere «accompagnato», non è mai autonomo. La rottura di questa dipendenza è una chiave artistica e filosofica molto importante. Nella musica elettronica, inoltre, la trasformazione della voce aumenta ulteriormente: questa diviene suono, perché è nel suono e non sopra il suono. In aggiunta agli effetti non tradizionali molto utilizzati in questa musica, ulteriori profonde differenze fra la tradizione classica e quella contemporanea sono: l’utilizzo del microfono, che rende secondaria l’amplificazione naturale classica poiché la fonte sonora non deve essere la gola, ma gli altoparlanti (in accordo anche con le concezioni compositive moderne dello spazio), ed è possibile, quindi,ampliare molto i colori dinamici fino all’impercettibile sussurro o al piccolo rumore muscolare.
Nelle classi di canto del Conservatorio di Roma, purtroppo, non si studia musica contemporanea e di solito vi sono delle enormi chiusure e dei giganteschi pregiudizi a riguardo.
Il mio percorso è stato reso possibile solo grazie alla fiducia, all’entusiasmo e all’enorme vocazione didattica del M°Silvia Schiavoni, e ai maestri NicolaBernardini, MichelangeloLupone, GiorgioNottoli, MarcoCimagalli e AlfredoSantoloci, direttore del Conservatorio, a tutti i meravigliosi allievi della classe di Musica Elettronica.
Hai collaborato con molti compositori nella realizzazione di numerosi brani. Quanto un rapporto del genere, quello fra interprete e compositore, può essere utile all’interprete?
Ho trovato estremamente stimolante il lavoro con i compositori. Interpretare brani di autori viventi è molto interessante perché si palesa il momento supremo: la visualizzazione esatta dei passaggi che dal silenzio portano alla nascita di una composizione.
Il lavoro del compositore trasporta l’esecutore all’interno della composizione stessa, in alcuni casi come materiale sonoro per la parte elettronica di un brano, in altri come partecipazione attiva alla composizione. In questo modo ci si avvicina alle prassi della musica folklorica: la coincidenza dell’esecutore con il compositore, le variazioni estemporaneamente secondo canoni ben catalogati ma comunque soggettivi e propri dell’interprete che renderà unico il brano eseguito.
Parlaci dei tuoi progetti futuri.
Prima di tutto continuerò ed approfondire il lavoro sulla musica contemporanea. Sono direttrice artistica del Festival di Musica Classica Note tra i Calanchi che si è svolto nella prima metà di agosto a Bagnoregio (Vt), alla sua seconda edizione. Con la pianista Sara Ferrandino collaboriamo in un duo liederistico, il Duo Ferrandino-Guidi. I nostri concerti hanno l’obiettivo di condurre il pubblico ad un maggiore grado di comprensione e consapevolezza.
I miei progetti, però, vanno anche al di là della musica: sono in contatto con alcune case editrici per la pubblicazione del mio secondo libro, una raccolta di racconti che si intitola Frammenti e che è stata realizzata in collaborazione con il pittore ed amico Stefano Bufalini. Il mio primo libro, la raccolta di poesie Una storia senza nome, è stato pubblicato nel settembre 2013 dalla casa editrice Edizioni Ensemble.