Vivi Muori Blues Ripeti – Bud Spencer Blues Explosion
Album: Vivi Muori Blues Ripeti
Band: BSBE (Bud Spencer Blues Explosion)
Etichetta: La Tempesta Dischi
uscita: 23 Marzo 2018
Torna in mente una scena di La La Land,
firmato da Damien Chazelle. Due musicisti si confrontano dopo la sessione in studio di un nuovo progetto. «Lo so. » – ammette Legend a Gosling – «È diverso. Ma tu dici di volere salvare il jazz, ma dove sono i ragazzi, il pubblico giovane? Sei così ossessionato da Kenny Clarke e Thelonious Monk, ma quelli erano dei rivoluzionari. Tu come puoi essere un rivoluzionario se sei così tradizionalista? Resti legato al passato ma il jazz parla di futuro.»
Così come Ryan Gosling incassa il colpo
e decide di imbracciare una tastiera elettrica, allo stesso modo i Bud Spencer Blues Explosion in più di dieci anni di attività si sono misurati sempre con la radice blues, senza nessuna illusione di perpetuarne la verginità delle rive del Mississippi; al contrario hanno azzardato, sporcato e giocato con contaminazioni stoner e garage, prestando orecchio a eccellenze oltreoceano come gli Screeming Trees di Mark Lanegan ( Whiskey for the holy ghost ) ed emulando con coscienza l’acidità delle chitarre degli Afghan Whigs di Greg Dulli (Gentleman). Il desiderio di futuro e il rinnovamento del linguaggio hanno tracciato il cammino da seguire del duo romano come stelle polari, non senza il rammarico di non aver potuto dividere il palco con Muddy Waters come Mick Jagger a Chicago, certo.
Purtroppo
è con eccessiva dose di rassicurazioni da brand che si affronta l’ascolto del nuovo Vivi Muori Blues Ripeti, album che consacra sì l’intesa tra Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio, ma che vede l’apertura a collaborazioni con Umberto Maria Giardini ( Moltheni) e Davide Toffolo (Tre allegri ragazzi morti) in veste di autori e voci di supporto, e con Marco Fasolo (Jennifer Gentle) come produttore.
È proprio la ridondanza tra titolo dell’album e nome del gruppo
a marcare il grande assente della produzione: il blues. Sepolto sotto strati di glockenspie, giri di ngoni (Presto sarò chi sono) e chitarre iper distorte, manierismi indie pop (Di fronte a me di fronte a te) e marmittoni funk (Allacci e sleghi) quello che resta è una reiterazione fiacca di uno standard senza la forza e l’energia che l’immagine di Bud Spencer sembrava suggerire nei primi album. Il cantautorato sporco di Davide Toffolo ( E tu?) si accartoccia facendoci rimpiangere dischi di Bugo come Sguardo contemporaneo e Contatti e la linea rock con ammiccamenti al pop più elegante grida Black rebel motorcycle band (Howl).
Il risultato è un album che ha smarrito la direzione per il futuro,
che mescola elementi diversi e complessi con estrema leggerezza pensando di coprire gli spazi lasciati liberi dalla mancanza di senso (l’esempio più eclatante è Io e il demonio).
È proprio l’imperativo Ripeti
imposto dal titolo il vero giro di boa della band romana: sottrarsi alla ricerca di sperimentazione per rifugiarsi in ossessivi esercizi di stile.