Io, mai niente con nessuno avevo fatto ha vinto il Roma Fringe Festival 2013 come miglior spettacolo, come miglior drammaturgia di Joele Anastasi ed ha conquistato anche il premio di miglior attore per Enrico Sortino. Tre meritati e prestigiosi riconoscimenti che devono inevitabilmente spingere chiunque a conoscere questa compagnia teatrale.
Io, mai niente con nessuno avevo fatto
Scritto e diretto da: Joele Anastasi
Con: Joele Anastasi, Federica Carruba Toscano, Enrico Sortino
Produzione: Vuccirìa Teatro
Collaborazione: DRAO
Sito internet collettivo artistico DRAO
Dal 22 Ottobre al 3 Novembre 2013 – Teatro Spazio Uno, Roma
Quello che si può e si deve dire in queste circostanze è solamente una parola: finalmente!
Che meraviglia poter uscire da un teatro così colpiti e con un sassolino in più sul cuore in grado di renderci più ricchi e più consapevoli. Che gioia vedere un teatro nascosto nelle vie di Trastevere strapieno di spettatori curiosi anche nell’ultima replica di uno spettacolo. Che soddisfazione poter finalmente avere la certezza che le nuove drammaturgie, quelle della scena cosiddetta contemporanea, mostrano quanto ancora ci si possa inventare e quanto sia spesso controproducente criticare ogni nuova proposta.
Io, mai niente con nessuno avevo fatto dimostra infatti una cosa semplicissima: per arrivare alla pancia dello spettatore attraverso il teatro non servono pesanti artifici o effetti speciali sorprendenti e spesso ridicolmente cinematografici, ma un testo drammaturgico tanto forte quanto la sensibilità di chi lo interpreta.
Tre attori, tre monologhi, tre vite in scena che sono legate a livello drammaturgico ma non interagiscono fra loro a livello scenico. Tre cellule, tre piccoli spazi evidenziati da altrettanti fari, tre finestre di emozioni e confessioni e sentimenti.
È uno spettacolo che parla di vita e di violenza, di gioia e disperazione, di diversità e tolleranza, di malattia e sopravvivenza. Ma paradossalmente, non sono solo i temi così attuali e contemporanei a lasciare il segno, bensì la notevole capacità attoriale degli interpreti nel viverla quella storia e nel presentarcela. Basterebbe pensare che l’intera drammaturgia è in dialetto siciliano stretto, eppure ogni parola riesce a cogliere il segno, viene incamerata e recepita da chiunque.
Ai tre interpreti, dunque, va il riconoscimento del successo che questo spettacolo è riuscito a raggiungere; l’impressione è quella di vedere tre ragazzi che hanno totalmente messo in gioco se stessi nell’interpretare dei personaggi troppo spessi commercializzati e stereotipati. Chi, dunque, pensava che tanto fosse stato già scritto, chi credeva che il teatro off dovesse rimanere fuori dalla scena contemporanea, chi infine aveva ormai rinunciato a sfogliare nuove e sconosciute proposte, dovrebbe finalmente andare a vedere questo spettacolo.
Infine, ma non per questo meno importante, è giusto ricordare che Vuccirìa Teatro è una compagnia teatrale che ha iniziato a collaborare con DRAO, un collettivo artistico, di recente formazione, composto da professionisti operanti nei settori teatrale, cinematografico e fotografico, il cui obiettivo è proprio quello di produrre, promuovere e distribuire opere di discipline artistiche differenti.